Gli allora Consiglieri Raggi - De Vito e Frongia |
La candidata M5S e il ticket con Frongia: salta “l’accordo”
con il secondo classificato
La battaglia campale, la presa di Roma, impone understatement.
E Marcello De Vito, in queste settimane, sta dando prova di incredibile
autocontrollo. È uno dei quattro ex consiglieri comunali del M5S in
Campidoglio: quello sconfitto da Virginia Raggi nella corsa online per la
candidatura a sindaco. Già volto dei grillini alle amministrative di tre anni
fa, De Vito contava di fare il bis nel 2016. Invece le comunarie di Roma hanno
deciso per la telegenica (copyright Silvio Berlusconi) avvocatessa, mesi fa
“benedetta” anche dalla casa madre di Milano, la Casaleggio Associati.
Ma a Roma tutti sanno che il verdetto del web a De Vito e al
suo sponsor, la deputata Roberta Lombardi, non è mai andato giù. E infatti dal
voto di febbraio entrambi si sono trincerati dietro un silenzio pressoché
totale. Rumoroso soprattutto nel caso di Lombardi, che prima della votazione
sfornava un comunicato al giorno su Roma. La deputata, si dice da settimane, è
ai ferri corti con Raggi. Un gelo che Davide Casaleggio, il figlio dello
scomparso Gianroberto, ha cercato di attenuare convocando a Milano la candidata
sindaco, lo scorso 18 aprile. “Devi far lavorare anche Roberta sui territori”,
le ha chiesto il figlio del guru. La mediazione è servita a ben poco: la Raggi
va avanti dritta e ormai è certo che, se dovesse vincere, il suo vice non sarà
De Vito. Prima delle comunarie, un tacito accordo tra le fazioni in campo
stabiliva che allo sconfitto sarebbe stato riservato il ruolo da numero due.
Soluzione invocata anche da Alessandro Di Battista, il primo sponsor della
Raggi, in un’assemblea dei portavoce M5S romani: “Proponiamo che il vincitore
nomini il secondo in graduatoria come vicesindaco”. Lei aveva subito svicolato
(“Vedremo”) nonostante avesse battuto il suo sfidante per soli 88 voti di
scarto. La casella di vicesindaco, infatti, ha già un favoritissimo: Daniele
Frongia, anche lui ex consigliere comunale. Al primo turno web conquistò 935
voti (la Raggi superò i 1500) ma inspiegabilmente decise di ritirare la sua
candidatura a sindaco, rimanendo nella lista dei possibili consiglieri
comunali. Eppure, da sempre, Frongia è considerato uno dei più preparati tra
gli attivisti romani. Laurea in Statistica, ricercatore all’Istat, durante la
giunta Marino è stato presidente della commissione di Revisione della Spesa.
Nemmeno lui uscì indenne dalla guerra di dossier che si consumò alla vigilia
del voto della Rete. Sentì parlare di “parenti con problemi giudiziari” e si
autodenunciò: “Mio fratello ha commesso un errore legato alla marijuana”. Ora
per molti attivisti il “sacrificio” di febbraio assume un significato diverso.
Se non dovesse andare in porto l’ipotesi di vicesindaco, infatti, è pronto un
ruolo da capo di gabinetto, altrettanto centrale nella squadra di governo.
Della partita sarà sicuramente anche Salvatore Romeo, funzionario del Comune di
Roma, che per alcuni è l’ipotesi b proprio per il ruolo di vice.
La prima opzione rimane Frongia, che in questi mesi, ha
scritto un libro (E io pago, con Laura Maragnani per Chiare lettere). Un testo
che è praticamente il programma economico della prossima consiliatura. Sprechi,
tagli, investimenti: Frongia usa l’esperienza dei due anni e mezzo in
Campidoglio per spiegare come far cambiare passo alla Capitale. Una “lezione”,
tanto che Frongia sta tenendo un ciclo di incontri con i candidati per
illustrare i “margini di risparmio” del prossimo bilancio comunale. Nei meet up
cittadini il ticket con la Raggi è pubblico e acclarato. Ma ciò non placa i
malumori, già forti per il programma elettorale. Perché le idee elaborate nei
tavoli di lavoro tematici sembrano aver trovato poco spazio nelle bozze di
programma in circolazione. “Virginia va troppo per conto proprio”, sussurrano
molti parlamentari romani, che tengono continue riunioni sulla campagna per il
Campidoglio. Oggi la candidata presenterà le sue ricette su mobilità e
trasporti in Senato. Da protagonista, che rischia di rimanere troppo sola.
Il F.Q. del 5 maggio 2016 – pag. 8
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