VIDEO 5 GIORNI A 5 STELLE

DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

martedì 26 aprile 2016

Il nuovo M5S: via Grillo dal blog, soldi dalla base

Nasce il “Portale delle Stelle”, on line il testamento politico di Casaleggio
Giorno della Liberazione, rivoluzione a Cinque Stelle. Pensata e descritta dal guru Gianroberto Casaleggio in una lettera che è un testamento politico. La miccia del futuro, per il M5s che brucia un simbolo e dice addio all’era dei diarchi, per darsi una struttura autonoma. Via dal blog il nome di Beppe Grillo, che compie un altro passo di lato, e spazio al portale “delle Stelle”. Ed ecco un’associazione, Rousseau che poi confluirà in una fondazione intitolata a Gianroberto Casaleggio, “con il coinvolgimento di esponenti del Movimento”. Sarà la nuova associazione a raccogliere fondi tramite bonifici e donazioni sul web.
SOLDI per finanziare il blog e l’omonima piattaforma web, quella Rousseau che è già parzialmente operativa. Un’agorà riservata agli iscritti a 5Stelle, dove votare le decisioni rilevanti, costruire i disegni di legge, scambiare idee. La spina dorsale del nuovo Movimento, in cui il Direttorio detterà la linea politica, consultando però la base sui passaggi fondamentali. Mentre Casaleggio junior gestirà le piattaforme web, il lascito del padre. Da erede che non vuole essere leader, ma che manterrà un ruolo e un peso. E che andrà ascoltato: anche da Luigi Di Maio, il candidato premier naturale. Infine, in campo rimane l’associazione Movimento 5Stelle, la pietra fondativa del M5s, che ha come presidente Beppe Grillo e come altri soci suo nipote e un commercialista di Genova. È sempre l’associazione fondatrice a controllare il simbolo del Movimento. Ma da qui a qualche settimana potrebbero entrarvi i big del Direttorio. E allora da una parte ci sarebbe l’ente di Casaleggio jr a gestire le piattaforme, dall’altra l’associazione a 5Stelle a rappresentare anche giuridicamente l’ala politica. Un’ipotesi. Mentre è una certezza il post ieri di Casaleggio jr sul blog. Sillabe dirette e dolenti: “Mio padre voleva che il suo progetto gli sopravvivesse, negli ultimi tempi mi chiese di attivarmi perché Rousseau e il Movimento 5 Stelle crescessero anche senza di lui. Creammo l’associazione Rousseau, che potesse operare senza scopo di lucro e ricevere donazioni da chi voleva sostenere il progetto”. Ammette il manager: “Il mio dispiacere è non essere riuscito a pubblicare Rousseau, il blog delle Stelle e ad annunciare in tempo l’associazione, anche se lui sapeva che tutto era pronto. Oggi sento la necessità di intestargli questa entità”. E allora, ecco l’associazione Rousseau “fondata con mio padre per i mesi necessari a creare e far riconoscere la fondazione Gianroberto Casaleggio in cui farò confluire le attività dell’associazione”.
POI SPAZIO a una lettera del papà, “che avrebbe voluto pubblicare quando tutto fosse stato pronto”. Così è Casaleggio senior ad annunciare “la nascita del blog delle Stelle, di tutti noi, di tutti voi” al posto di quello di Grillo (ma l’indirizzo ieri era ancora www.beppegrillo.it, ndr). Con Casaleggio in vita, l’artista aveva già tolto il suo nome dal simbolo. “Rimarrò il garante” ripete Grillo. Ma tanto sta cambiando. Ed è la lettera di Casaleggio a spiegare perché: “Oggi sono decine le voci autorevoli del M5s ed è necessaria un’evoluzione di una rivoluzione, portare il cittadino a decidere del suo destino”. Da qui il nuovo blog e Rousseau, “primo passo verso un’organizzazione degli strumenti di democrazia diretta”. Casaleggio chiosa sui fondi (“con la pubblicità sul blog non si ripagano i costi”). E assicura “votazioni più frequenti sui temi più importanti”. Potrebbe arrivarne presto una sullo iussoli, l’acquisizione del diritto di cittadinanza nel Paese in cui si è nati. Domenica sera, a Che tempo che fa, Di Maio ha detto: “Chi nasce in Italia, conosce la nostra lingua e la nostra cultura ha diritto di essere italiano”. Parole pesanti, dal primus inter pares di un M5s che spesso ha tenuto la barra verso destra sul tema. Esemplare il caso del reato di immigrazione clandestina, con due senatori, Buccarella e Cioffi, che ne proposero l’abolizione, provocando l’ira di Grillo e Casaleggio. Poi però, era il gennaio 2014, si votò sul blog, e gli iscritti appoggiarono la cancellazione del reato. Un’era dopo, Di Maio apre a una proposta quasi di sinistra. I parlamentari ne hanno discusso un paio di settimane fa, in un’assemblea congiunta. Va ancora elaborata una proposta dettagliata. Ma a dire la parola definitiva dovrebbero essere gli iscritti, sul blog.
Il F.Q. del 26 aprile 2016 – pag. 9

domenica 24 aprile 2016

Il giudice Piercamillo Davigo, consigliere presso la Cassazione e nuovo presidente dell’Associazione nazionale magistrati, è diventato lo spauracchio del governo dopo la sua intervista al Corriere in cui attacca i corrotti e la corruzione. E' una curiosa coincidenza.
Il bombaminkia di Rignano, che forse non hai mai aperto un libro di storia, ha reagito con un originalissimo "Davigo chi?", ignorando il fatto che Davigo facesse parte del pool di Mani Pulite quando lui era noto solo per essere un boyscout che le sparava grosse.

Cosa ha detto Davigo, persona equilibrata, mai sopra le righe e degna della stima di tutti i cittadini onesti per far saltare i nervi al governo?

  • Ha detto che "prendere i corrotti è difficilissimo. Nessuno li denuncia, perché tutti hanno interesse al silenzio: per questo sarei favorevole alla non punibilità del primo che parla. Il punto non è aumentare le pene; è scoprire i reati. Anche con operazioni sotto copertura, come si fa con i trafficanti di droga o di materiale pedopornografico: mandando i poliziotti a offrire denaro ai politici, e arrestando chi accetta." Il M5S aveva proposto l'istituzione di agenti provocatori ma il Pd aveva bocciato l'emendamento dimostrando che non ha mai avuto nessuna intenzione reale di combattere la corruzione con tutti i mezzi disponibili
  • Ha detto che i partiti come sistema hanno ostacolato il lavoro della giustizia e della magistratura per farsi i loro interessi: "La destra abolì il falso in bilancio, attirandosi la condanna della comunità internazionale. La sinistra, stabilendo che i reati tributari erano tali solo se si riverberavano sulla dichiarazione dei redditi, introdusse la modica quantità di fondi neri per uso personale. E nessuno obiettò nulla"
  • Ha spiegato come funziona ora il sistema corruttivo: "Si ruba in modo meno organizzato. Tutto è lasciato all’iniziativa individuale o a gruppi temporanei. La corruzione è un reato seriale e diffusivo: chi lo commette, tende a ripeterlo, e a coinvolgere altri. Questo dà vita a un mercato illegale, che tende ad autoregolamentarsi: se il corruttore non paga, nessuno si fiderà più di lui. "
  • Ha ribadito, se mai ce ne fosse bisogno, che "Non hanno smesso di rubare; hanno smesso di vergognarsi. Rivendicano con sfrontatezza quel che prima facevano di nascosto. Dicono cose tipo: “Con i nostri soldi facciamo quello che ci pare”. Ma non sono soldi loro; sono dei contribuenti"
Sono parole sacrosante e condivisibili da tutti i cittadini onesti. Dalle sue parole è chiaro che il giudice non è contro il governo, è contro i corrotti. Se le cose coincidono la colpa non è di Davigo.
Più Davigo, meno corrotti!


#5giornia5stelle del 22 Aprile 2016 - #acquanonsivende

Questa settimana abbiamo detto addio alla "Legge popolare per la ripubblicizzazione dell'acqua". La prima firma era del MoVimento 5 Stelle, Federica Daga, ed era una legge per rispettare una volta per tutte la volontà referendaria di 27 milioni di cittadini.
Di quella volontà non è rimasto nulla: la maggioranza ha tolto l'articolo 6, cuore della legge, lasciando via libera ai privatizzatori. Come denunciano in aula i nostri portavoce D’Incà, Fico, Di Battista, De Rosa, l'acqua sarà ri-privatizzata a forza e per esclusiva volontà di governo e maggioranza.
Siamo stati anche dal Presidente della Repubblica Mattarella, con i nostri portavoce Michele Dell’Orco e Nunzia Catalfo. Gli abbiamo portato le preoccupazioni dei cittadini per lo scandalo "Trivellopoli" che si allarga ogni giorno di più, e un Governo che risulta sempre più compromesso con le lobby e con i condannati in maggioranza. Gli abbiamo anche parlato della legge sul Reddito di Cittadinanza, ancora ferma al Senato.
Alla Camera, i portavoce Fico, Crippa, Cioffi, Martelli e Girotto hanno presentato il Programma Energetico Nazionale elaborato dal M5S. E’ un programma che punta sulle rinnovabili e sull’uscita dal petrolio entro il 205, perché noi crediamo che “modernizzare” non significhi, come sostiene il governo, aiutare ancora le trivelle, ma aiutare l’Italia ad uscire da un paradigma vecchio di cento anni e orientarla ad una transizione energetica oramai inevitabile.
E’ stata finalmente discussa in aula la sfiducia che il M5S ha chiesto per il governo Renzi. Nunzia Catalfo, in un discorso appassionato, spiega che sarà bocciata a causa di Verdini, rinviato a giudizio x la sesta volta, che salverà un governo corrotto. Il Paese è costretto ad assistere ad uno spettacolo indegno, tra delinquenti politici e penali, conclude Nunzia. 
Da Bruxelles Tiziana Beghin racconta come i nostri portavoce si siano concentrati sulla strategia commerciale europea, in 5 punti principali: la difesa del manifatturiero, delle PMI, i diritti umani per lavoro e ambiente, la trasparenza e la lotta alla contraffazione. Ora è il turno dei cittadini, che potranno dare il loro contributo sulla piattaforma Rousseau/Lex Europa.
Alla Camera, poi, è stato presentato l’emendamento M5S a prima firma Sergio Battelli per togliere il monopolio alla SIAE: un carrozzone all’italiana ed una “Società Impegnata Ad Estorcere” come la definiscono molti cittadini.
Infine, un messaggio dal sindaco di Livorno, che racconta come stanno davvero le cose riguardo le indagini della magistratura: “Siamo stati noi a portare i libri in tribunale. Ci siamo rifiutati di far pagare ai livornesi i debiti lasciati dal PD. Abbiamo assunto i 33 precari che vivevano sotto ricatto occupazionale. In questo momento abbiamo bisogno del sostegno di tutta la comunità 5 stelle.”


venerdì 22 aprile 2016

Ecco la nomina di Carrai: sarà consulente del Dis

Marco Carrai e Matteo Renzi
Un incarico da circa 70 mila euro per la cyber-security (con conflitto d'interessi)
Una consulenza per Marco Carrai firmata dal Dipartimento informazioni per la sicurezza (Dis). È di questo che si discute da giorni, tra la presidenza del Consiglio e il vertice del Dipartimento, per sistemare la partita che vede Renzi spingere, ormai da mesi, per affidare al suo amico un incarico nei servizi segreti italiani. La firma del direttore del Dis, Gianpiero Massolo, secondo i programmi, dovrebbe arrivare la prossima settimana per un incarico da circa 70 mila euro. E in queste ore il Dis, di concerto con Palazzo Chigi, sta studiando che tipo di consulenza affidare a Carrai, stabilendo se secretarla oppure no.
Tramontata l’idea di piazzare Carrai alla guida della cyber-security italiana, il 3 aprile, intervistato da Lucia Annunziata nella trasmissione In mezz’ora, Renzi aveva annunciato: “Carrai lavorerà con me a Palazzo Chigi, non ci vedo nulla di male, e il progetto della cyber-security andrà avanti ugualmente”. Evidentemente Renzi aveva in mente proprio il Dis, che dipende dalla Presidenza del Consiglio. Oggetto dell’incarico, ancora una volta, la cyber-security così cara all’amico del premier. Consulenza che gli viene affidata anche in virtù dei suoi ottimi rapporti con Israele, con la quale potrà collaborare ai futuri progetti di sicurezza informatica Il Fatto Quotidiano, con un ’inchiesta pubblicata poche settimane fa, ha rivelato un’intricata matassa societaria che vede al centro Carrai e altri importanti uomini legati al premier, come il finanziere londinese Davide Serra, o il leopoldino Fabrizio Landi, poi nominato nel cda di Finmeccanica. E un progetto, quello appunto della cyber-security, che nasce già nell’estate 2012 quando Renzi scende in campo per la prima volta, candidandosi alle primarie del Pd, che lo vedranno soccombere a Bersani. In quell’estate Carrai vola in Lussemburgo per creare la Wadi Ventures management capital sarl, con il lobbista israeliano Jonathan Pacifici e Marco Bernabé. Poi in Italia crea la Cambridge management consulting labs, società che si occupa di consulenza per le aziende, mentre nelle società lussemburghesi iniziano gli aumenti di capitale, grazie agli ingressi di Serra e Leonardo Bellodi, già responsabile delle relazioni istituzionali di Eni, poi di Landi e Michele Pizzarotti, patron del quarto gruppo di costruzioni italiano, infine Reuven Ulmansky, veterano della unità 8200 dell’esercito israeliano, equivalente alla Nsa americana. Ecco, dopo l’inchiesta del Fatto, e i conseguenti malumori del Quirinale, Renzi abbandonò l’idea di affidare a Carrai l’intero comparto della cyber-securiry. In queste ore torna alla carica, con una consulenza firmata dal Dis, ma il problema resta identico: sarebbe il caso che Carrai, prima di essere nominato, lasci tutte le società e faccia chiarezza sui suoi rapporti privati.
D’altronde, è lo stesso Carrai ai vertici elle fondazioni che hanno finanziato, attraverso la ricerca di fondi, l’ascesa politica di Renzi. Ed è lo stesso Carrai che, a Firenze, metteva un appartamento a disposizione dell’ex sindaco e presidente di Provincia. Lo stesso Carrai poi nominato alla guida degli aeroporti toscani. E nel 2014, proprio nell’anno in cui Renzi diventa premier, fonda la CYS4, la cyber-security company, con tre sedi in Italia e una a Tel Aviv. Anche da consulente del Dis, insomma, Carrai si troverebbe in conflitto di interessi. Ma questo non sembra scoraggiare né lui, né Renzi, che aspetta nella prossima settimana di poter finalmente vedere l’ingresso del suo fidato amico all’interno dei servizi segreti. Se non è potuto entrare platealmente dall’ingresso principale, con la guida di un’intera agenzia, che possa farlo da un ingresso secondario, con una semplice consulenza.
Il F.Q. del 22/04/2016 – pag. 6

Toschi, Matteo non convince il Colle

Il Gen. Div. (GdF) Andrea Toschi
Il premier ripropone il generale come capo della Gdf. Ma il Quirinale resta perplesso
Il Governo ha fretta. Vuole chiudere la partita delle nomine. Anche a prescindere dai consigli ricevuti dal Colle. Così nei giorni scorsi il premier Matteo Renzi è tornato alla carica sulla nomina del generale Giorgio Toschi a capo della Guardia di Finanza, un desiderio imprescindibile per il presidente del Consiglio. Ma le indiscrezioni che filtrano dal Quirinale sembrano confermare che, nei giorni scorsi, il nome di Toschi sia stato sottoposto all’inquilino del Colle per la seconda volta. E anche che, per la seconda volta, la situazione si sarebbe bloccata. Possibile che le maggiori riserve su Toschi siano principalmente legate a due fattori: il suo forte legame con il generale Michele Adinolfi, di cui è stato per molti anni numero due anche in Toscana, e la posizione del fratello Andrea Toschi, arrestato insieme ad altri il 9 maggio 2014 nell’inchiesta Sopaf per la presunta appropriazione indebita di 79 milioni sottratti alle casse di previdenza di ragionieri, medici e giornalisti. Le accuse sono a vario titolo associazione per delinquere, truffa, appropriazione indebita, corruzione e frode fiscale. Nell’ordinanza si legge, fra l’altro, che Andrea Toschi “sfruttava la propria rete di relazioni esterne per agevolare la realizzazione di operazioni illecite e conseguire i relativi guadagni”. Va detto che negli atti il nome del fratello generale non figura e che è stata proprio la Guardia di Finanza a compiere l’arresto.
Basterebbe questo a comprendere il motivo che sembrerebbe spingerebbe il Quirinale a consigliare prudenza e una riflessione anche su altri nomi. A rafforzare la problematicità di una sua scelta, anche la vicinanza di Toschi al generale Adinolfi, legatissimo al Giglio Magico e allo stesso Renzi. Le intercettazioni della procura di Napoli nell’inchiesta sulla metanizzazione di Ischia hanno rivelato chiaramente i rapporti di confidenza. È con Adinolfi che Renzi nel gennaio 2014 si lascia andare a giudizi negativi su Enrico Letta, definendolo “un incapace”. Ma forse più rilevanti sono i colloqui tra Adinolfi e Nardella e gli sms scambiati tra il generale e Luca Lotti: tutti “sconcertati” per la conferma, decisa dal governo Letta, del generale Saverio Capolupo a capo della Gdf. Incarico che, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, interessava Adinolfi , che per questo si muoveva con gli amici fiorentini. Sostituire ora Capolupo con Toschi, per anni vice di Adinolfi, secondo molti non sembrerebbe la migliore delle scelte. Perde quota anche l’al tr o nome del premier dopo Toschi, il generale Vincenzo Delle Femmine. Ieri il Sole24Ore ha confermato, con altri dettagli, quanto rivelato il giorno prima dal Fat to: la “combriccola” legata a Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministro Federica Guidi, partecipò a una cena con l’attuale numero due dell’Aisi, Vincenzo Delle Femmine. Cena organizzata al circolo della Marina sul Lungotevere per la quale, nelle intercettazioni, Nicola Colicchi e Paolo Quinto, braccio destro di Finocchiaro, confermano che “Vincenzo” ci sarà. Delle Femmine non poteva sapere che stava frequentando i futuri indagati dell’associazione per delinquere, come non lo sapeva quando incontrava Ponzellini, banchiere della Bpm oggi sotto processo. A quanto pare Renzi non ha gradito scoprire dal Fatto che il suo candidato frequentava il giro di persone che ormai da un mese stanno mettendo in imbarazzo il suo governo.
Il F.Q. del 22/04/2016 – pag. 6

M5S, Virginia Raggi lancia la lista e morde l’ex An: “Solo una riciclata”

La candidata 5Stelle incontra Grillo e alza i toni con la stampa
La 5Stelle di cui parlano tutti lancia la lista (modificata) e pranza con Grillo. E per la prima volta mostra i denti, all’avversaria: “Della Meloni non temo niente, è una riciclata”. Nel giorno in cui la leader di Fratelli d’Italia lancia la sua campagna per il Comune di Roma, la candidata sindaco del M5s Virginia Raggi va di contraerea. Perfino lei, prima nei sondaggi, “sente” che la Meloni potrebbe essere l’ostacolo maggiore sulla strada per il Campidoglio. Conseguenza indiretta dei timori nel Pd, dove temono di non arrivare al ballottaggio. Soprattutto, effetto dell’ingrossarsi delle truppe della Meloni. Sta di fatto che i 5Stelle, finora lepri, si guardano alle spalle. Così ecco il varo della lista, notizia di sbarramento. L’hanno composta in ordine decrescente, in base ai voti presi alle Comunarie.
Il capolista è Marcello De Vito, ex consigliere comunale, ex candidato sindaco, in gelidi rapporti con la Raggi. Seguono altri due ex consiglieri: Daniele Frongia, potenziale vicesindaco, ed Enrico Stefano. Poi gli altri 45. Hanno tutti presentato il casellario giudiziario, il certificato dei carichi pendenti e “la documentazione per verificare se sono sottoposti a indagini da parte della magistratura”. Rispetto alla lista delle consultazioni web però ci sono quattro nomi diversi. Tre candidati hanno rinunciato, una è stata fermata per un’incompatibilità. “Dovevamo sostituirla, è la legge” spiegano dal M5s. La signora però l’ha presa male, e avrebbe minacciato ricorsi. Intanto i cronisti circondano l’Hotel Forum. Dentro c’è Beppe Grillo, a Roma per il suo spettacolo. All’ora di pranzo arriva la Raggi, e i due si siedono a tavola. Parlano di energie alternative, di nuove tecnologie. Grillo dà consigli, ma salvo sorprese, domenica non sarà alla biciclettata per lanciare la campagna. L’avvocatessa esce e si ferma con i cronisti. Vuole mordere. Parte dal candidato dem Roberto Giachetti: “È la nuova faccia del vecchio”. Ma l’obiettivo è la Meloni: “È stata con Alemanno, con Berlusconi, ora con Salvini: vogliamo un leghista a governare Roma?”. Quindi, all’Ansa: “La Meloni e il centrodestra stanno facendo un balletto vergognoso. Continuano a parlare di poltrone, ma proposte non ce ne sono”. L’ex An ribatte sulfurea: “Ho visto da parte della Raggi maggiore recrudescenza verso di me. Buon segno, quando è andata a farsi dare le indicazioni dall’erede di Casaleggio e quando ha pranzato con Grillo le avranno detto che deve essere più cattiva perché siamo in partita”. Schermaglie, prima della battaglia.
Il F.Q. del 22/04/2016 – pag. 10

mercoledì 20 aprile 2016

L’incontro si tiene al circolo della Marina - La cricca dei petroli a cena con il capo dei Servizi Segreti

Ospiti della brigata il generale Delle Femmine e il n° 2 della Polizia Piantedosi
Il clan ci teneva davvero tanto ad avere a tavola i numeri due di Servizi segreti e polizia. Più che una cena sarebbe stata una riunione degli Stati generali, quella sera al circolo della Marina sul Lungotevere, dove si discusse anche di alcune nomine. Tra gli invitati c’era anche l’attuale numero due del l’Aisi, il generale della Guardia di Finanza Vincenzo Delle Femmine, oggi in corsa per guidare l’intera Guardia di Finanza o dirigere i servizi segreti interni. All’incontro - si apprende da ambienti vicini al generale - Delle Femmine partecipò sapendo di essere assieme a persone delle istituzioni. Non poteva immaginare che stava frequentando gli indagati dell’associazione per delinquere, finalizzata al traffico di influenze. Un caso che si aggiunge a quello di Ponzellini, banchiere della Bpm, oggi sotto processo, che Delle Femmine - risulta dagli atti della procura di Milano - aveva frequentato durante le indagini.
Ma torniamo alla cena. E alla sua organizzazione. È il 3 giugno 2015. Il giorno prima Nicola Colicchi - ex presidente della Compagnia delle Opere di Roma - invia un sms all’ammiraglio Enrico Vignola: “Caro Enrico posso provare a organizzare la cena domani sera al circolo? Però solo se mi dai la tua parola che me la sbrigo da solo (...)”. Colicchi non sa che gli investigatori della Squadra mobile di Potenza lo stanno intercettando. Non sa che da mesi stanno seguendo, passo dopo passo, le sue mosse per spingere la Legge Navale, i suoi costanti contatti con il capo di Stato Maggiore della Marina, ammiraglio Giuseppe De Giorgi. E ancora, le sue telefonate con Paolo Quinto, braccio destro della senatrice Anna Finocchiaro. E poi i rapporti con Gianluca Gemelli, compagno dell’ex ministra del Mise Federica Guidi, e con Ivan Lo Bello, numero due di Confindustria. Oggi Gemelli, Colicchi e Lo Bello sono indagati per associazione a delinquere finalizzata al traffico di influenze. Quinto, che per il momento non risulta indagato, è stato denunciato in procura con la stessa accusa. Tra i loro obiettivi, secondo i procuratori Francesco Basentini e Laura Triassi, c’era il progetto di costruire un centro di stoccaggio del petrolio nel porto di Augusta. De Giorgi è invece accusato di abuso di ufficio. Dopo aver intercettato l’sms inviato all'ammiraglio Vignola, la Squadra mobile annota: “I due - Colicchi e Quinto, ndr- parlano della cena cui prenderanno parte una serie di personaggi fra i quali l’onorevole Finocchiaro e l’ammiraglio De Giorgi”. “Senti”, dice Quinto a Colicchi, “noi ci vediamo domani sera, no?”. “Domani sera tutto confermato, giusto?”, risponde Colicchi. “Perfetto”, prosegue Quinto, “tutti e tre vengono i tipi (...) sono (…) Matteo (...) Vincenzo (...) e l’amico tuo! ”. “L’amico tuo”, stando alla risposta di Colicchi, è l'ammiraglio De Giorgi.
Ma chi sono, invece, Matteo e Vincenzo? Al Fatto Quotidiano, che ha incrociato la versione di diverse persone che parteciparono sia alla cena, sia alla sua organizzazione, risulta che si tratta di Matteo Piantedosi, giovane e stimato prefetto, numero due della Polizia di Stato. E del numero due dell’Aisi, il generale della Guardia di Finanza, Vincenzo Delle Femmine, già all'epoca in corsa per un futuro ruolo a capo del servizio interno. Una delle fonti – che preferisce come altre restare anonima –riferisce: “Ricordo la presenza a cena di Piantedosi, Delle Femmine, Lo Bello, Quinto, Finocchiaro, Colicchi e De Giorgi, che però arrivò in ritardo, perché aveva un impegno istituzionale precedente”. Il che conferma un altro passaggio dell’intercettazione, quello in cui Quinto risponde a Colicchi: “Perfetto. Poi viene Ivan (…) Anna (...) io (...) e basta!”. C’è invece un altro invitato che si rifiuta di partecipare alla cena. “Il dottor Viola non vuole venire”, dice Quinto, “m’ha detto che preferisce di no con tutti”. E Colicchi ribatte: “Sì, ma forse c’ha ragione, perché in effetti, sai, magari (...) tutta gente che poi, no? Cioè o glielo spieghi, glielo dici, ma altrimenti farli trovare al tavolo senza averglielo detto, spiegato, non è simpatico”. Il Fatto Quotidiano è in grado di rivelare che il dottor Viola in realtà non esiste: è lo pseudonimo che Colicchi e Quinto utilizzano per riferirsi a Vincenzo Armanna, ex dirigente Eni, indagato a Milano per una maxi tangente da 200 milioni di euro che il colosso italiano avrebbe versato al governo africano. Il dottor Viola insomma, a quella cena, nonostante il parterre sia di grande livello, non intende partecipare.
“Ricordo un appuntamento formale”, dice la senatrice Finocchiaro, “potrebbe però risalire a prima del 3 giugno: fui invitata dall’ammiraglio De Giorgi a visitare il circolo, peraltro davvero molto bello, e in quell’occasione ricordo di aver incontrato Piantedosi e Delle Femmine, c’era Quinto, ma non ricordo Lo Bello e Colicchi. Non posso escludere che si trattasse del 3 giugno, ma era un mese infernale per via delle riforme, in quel periodo non partecipavo facilmente a delle cene”. Pochi minuti più tardi, dopo aver consultato la sua agenda, la senatrice aggiunge: “Il 3 giugno, non ho avuto lavori in notturna. Quindi - lo ricostruisco in modo induttivo - è verosimile che la cena di cui parliamo sia stata quella sera”. Lo staff del vice capo della Polizia considera possibile la ricostruzione della cena e dei suoi partecipanti. D’altronde Piantedosi, come Delle Femmine, non poteva immaginare di essere stato invitato da una futura e presunta associazione per delinquere.
Il F.Q. del 20/4/2016 – pag. 4

Di Maio a Londra, il Pd attacca: “Propaganda a spese della Camera?”

Ieri sera Luigi Di Maio, deputato dei Cinque Stelle e vicepresidente della Camera, è partito per Londra, per una “missione istituzionale”. Quale, lo spiega lo stesso Di Maio sul suo profilo Facebook: “Sarò a capo di una delegazione della Camera per incontrare i membri del governo e del Parlamento britannico. Andremo in aereo in classe economy, nessun volo di Stato. Staremo lì un giorno e mezzo per studiare i meccanismi di controllo del Parlamento sul governo. Ascolteremo i diretti interessati, i tecnici e i politici di maggioranza e opposizione”. Ma la trasferta del grillino, di cui si è parlato molto in questi giorni, provoca le proteste della deputata del Pd Silvia Fregolent: “Di Maio usa i fondi della Camera per andare all’estero a intessere rapporti, reperire fondi e fare campagna politica per il suo partito, come ha scritto ieri anche il Corriere della Sera, non smentito? Saremmo di fronte a un atteggiamento grave e inaccettabile, all’utilizzo dei fondi istituzionali della Camera per fini partitici. È opportuno che la Presidenza di Montecitorio verifichi i comportamenti del vicepresidente Di Maio e chieda spiegazioni”.
Il F.Q. del 20/4/2016 – pag. 5

CASERTA - Il privato pagava i funzionari della Difesa

Esercito, appalti taroccati Arrestati sei pubblici ufficiali
Sette arresti per corruzione e turbativa d’asta delle gare d’appalto al ministero della Difesa per i lavori nelle caserme tra Napoli e Caserta. È lo sviluppo di un’importante inchiesta della Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) che poggia su centinaia di intercettazioni disarmanti per la sfacciataggine delle conversazioni captate dagli investigatori della polizia giudiziaria. In manette per la seconda volta in tre mesi un imprenditore, Caprio, e due ufficiali dell’Esercito, Mautone e Crisileo. Accompagnati stavolta dall’ex comandante del X Reparto Infrastrutture, Carannile, e dai commissari di gara degli appalti truccati. “Le intercettazioni si sono rivelate uno strumento di prova fondamentale” ha spiegato il procuratore capo Maria Antonietta Troncone in conferenza stampa. Secondo gli inquirenti, l’imprenditore otteneva gli appalti regalando denaro e ristrutturazioni edili agli ufficiali dell’Esercito “che non si accontentano mai”. Le offerte per vincere le gare venivano ritoccate “a penna”.
Il F.Q. del 20/4/2016 – pag. 9

martedì 19 aprile 2016

“La Costituzione è perfetta Basterebbe farla applicare”

Maurizio Landini: “La riforma mira a ridurre la partecipazione dei cittadini e aumenta gli spazi di gestione autoritaria. Dico No”
Cosa rappresenta per lui e per tutto il sindacato nemmeno lo domandiamo. “La Carta – spiega Maurizio Landini, segretario dei metalmeccanici della Cgil – è il manifesto della Repubblica che ha il lavoro come fondamento”. E aggiunge: “Se penso alla vicenda della Fiom con la Fiat che ci voleva escludere dalla contrattazione, la nostra partecipazione è stata garantita dalla Carta costituzionale e dalla Corte costituzionale”. Dunque, la Carta al centro.
Avete paura di perdere? Informare i cittadini e far capire l'importanza del referendum non sarà semplice: la materia è ostica.
Alla luce delle intercettazioni che hanno svelato gli affari attorno a Tempa Rossa, manderei un messaggio molto preciso e semplice: il problema non è la Costituzione, il problema è la corruzione. La riforma Boschi mira a ridurre gli spazi di partecipazione dei cittadini e aumenta gli spazi di gestione autoritaria. Bisognerebbe con forza affermare che sempre la Corte costituzionale ha anche giudicato illegittima la legge elettorale con cui è stato eletto il Parlamento attualmente in carica. Il quale ha ben pensato di procedere a una riforma costituzionale, nonostante la dichiarazione d’illegittimità della Consulta.
Questo ci racconta una certa spudoratezza.
Ma questo è anche il Parlamento dei record di cambi di casacca! Una legislatura che va avanti a colpi di fiducia. Stiamo vedendo solo un antipasto di quello che ci verrà servito se passa la riforma. Il punto non può essere Renzi o chiunque altro: le persone passano. Dobbiamo domandarci cosa – quale Paese – l asciamo a chi verrà dopo di noi. Io penso che la Costituzione andrebbe applicata, non modificata.
Renzi dice che il no si spiega solo con l’odio nei suoi confronti e che se non passa il referendum se ne va.
Questo è un messaggio da rispedire con forza al mittente. Deve smetterla: oltretutto non ha mai sottoposto ai cittadini un programma , governa con i voti di Bersani. E a proposito di questo: per redigere la Costituzione fu votata dai cittadini italiani un’assemblea che aveva questo esplicito mandato, cioè regolare il patto di convivenza, su quali principi si dovesse fondare il nostro vivere insieme come comunità. Tra l’altro quell’assemblea fu eletta con un sistema proporzionale. Lo sottolineo perché l’intenzione era quella di affermare al massimo il principio di rappresentanza.
Secondo lei a cosa è funzionale questa riforma?
I provvedimenti presi dagli ultimi governi sono quelli indicati dalla Bce nella famosa lettera al governo Berlusconi: pensioni, possibilità di licenziamento, processo di privatizzazione, cancellazione dei contratti nazionali. Vorrei ricordare anche quel report di JP Morgan, banca d’affari, che nel 2013 si premurò di spiegare che il problema europeo sono le Costituzioni dei Paesi del Sud Europa, troppo influenzate da idee socialiste. Applicare la costituzione vuol dire cercare di allargare gli spazi di partecipazione dei cittadini e dei lavoratori alla vita democratica. Non il contrario. Avanza l’idea di una Repubblica fondata sullo sfruttamento del lavoro e sul superamento della cittadinanza nei luoghi di lavoro.
In gennaio alla presentazione del Comitato per il No, Stefano Rodotà ha detto: “Il 2016 rischia di essere l'anno del congedo dalla Costituzione, mentre si preparano le celebrazioni per i 70 anni della Costituente”.
Io spero e credo che il 2016 sia l’anno in cui le persone devono essere messe di nuovo in condizione di poter decidere e partecipare. Inoltre, dal 9 aprile la Cgil ha cominciato una raccolta di firme per abrogare le leggi sbagliate che sono state fatte sul lavoro e per estendere i diritti a tutte le persone che lavorano.
Come legge i risultati del referendum sulle trivelle?
Ieri sono andate a votare 15,8 milioni di persone. E, di queste, 13,3 milioni hanno votato sì. In realtà, se mettiamo insieme i voti presi alle elezioni europee del 2014 del Pd e del Ncd - i partiti che ci stanno governando - sono meno di 12 milioni e mezzo. Questo dimostra che non è affatto scontato che il governo sulle scelte di politica economica e sociale che sta facendo abbia la maggioranza del Paese. Si è scontato il fatto che questo è stato un referendum nascosto dai mezzi d’informazione. Alla fine, sono scesi in campo anche il premier e un ex presidente della Repubblica per farlo fallire. Chi invita all’astensione incassa già il fatto che ormai quasi la metà degli italiani aventi diritto non votano, ciò determina situazioni paradossali. In Emilia Romagna, per il referendum è andato a votare il 34%. Due anni fa per l’elezione del presidente sono andati a votare il 37% degli aventi diritto. Anche Bonaccini non ha superato il “quorum”, ma è lo stesso governatore dell’Emilia. Il problema generale che si pone è che meno i cittadini esercitano gli strumenti democratici messi a loro disposizione, più aumenta il potere delle lobby e la distanza con la rappresentanza politica. Credo che i quasi 16 milioni di voti di ieri dicano che c’è richiesta di un nuovo modello di sviluppo, che oggi non ha rappresentanza, ma che non va lasciata cadere.
Il F.Q. 19 aprile 2016 – pag. 9

SERVONO 500 MILA FIRME - Il comitato per il No deposita il quesito referendario contro la legge Boschi.

Obiettivo: una grande mobilitazione popolare “contro lo scempio del testo del ‘48”
Parte la sfida in difesa della Carta L a sfida per salvare la Carta è partita. La riforma costituzionale è in Gazzetta Ufficiale e ieri una delegazione del Comitato per il No nel futuro referendum sulla legge che porta il nome di Maria Elena Boschi – guidata dal presidente, il costituzionalista Alessandro Pace – e del Comitato contro l’Italicum ha depositato in Cassazione il quesito con la richiesta della consultazione. Che è abrogativa e senza quorum (si vota a ottobre). La lista dei firmatari conta illustri nomi, o “professoroni” come li apostrofò a suo tempo la giovane ministra per le Riforme: giuristi come Pace, Massimo Villone, Luigi Ferrajoli e l’ex giudice costituzionale Paolo Maddalena, il giudice Riccardo De Vito, i vice presidenti dei due Comitati, Alfiero Grandi e Anna Falcone. Con quella all’Italicum, questa è la sfida alla madre di tutte le riforme e il premier l’ha trasformata in un referendum sulla sua persona. “Queste deformazioni della Costituzione – spiega Grandi – insieme all’Italicum ipermaggioritario” tentano “il ribaltamento dell’assetto costituzionale del 1948 che ha messo al centro i cittadini”: “È una svolta preoccupante nella direzione dell’accentramento del potere e di un Parlamento definitivamente subalterno all’esecutivo ”. Il referendum “sa rà una grande occasione per fermare lo scivolamento del sistema nato dalla Resistenza”.
L’OBIETTIVO: raccogliere le 500.000 firme richieste, facendo così in modo che l’indizione del referendum “sia frutto di una mobilitazione di base dei cittadini che vogliono opporsi allo scempio della Costituzione” e non un’iniziativa del governo. Nasce, insomma, il comitato per il No. Qualcosa peraltro si muove anche sul fronte opposto, con risultati non memorabili. Domenica, la presidente del comitato “sivotasì”, Maria Medici, è stata protagonista di una figuraccia in tv. Intervistata a In onda (La7) ha sbagliato tutte le risposte sulle novità della riforma, collezionando lunghi silenzi imbarazzati: “Restano i senatori a vita”; “non cambia il numero di firme per le leggi di iniziativa popolare”; “Regioni e Comuni avranno più potere e si realizza un federalismo”. Tutto falso. E poi buio pesto sui criteri di elezione dei senatori e del presidente della Repubblica e sulle modifiche ai referendum. Non un bell’inizio.
Il F.Q. 19 aprile 2016 – pag. 9

LA CANDIDATA A ROMA - Raggi da Casaleggio jr: mal di pancia tra i parlamentari

Casaleggio Junior l’ha convocata a Milano, e lei è corsa, senza avvisare prima i parlamentari romani: che si sono irritati. Ha suscitato qualche mal di pancia la visita lampo di Virginia Raggi, la candidata del M5s a Roma, a Davide Casaleggio, il figlio dello scomparso Gianroberto, e ora alla guida della Casaleggio associati e del suo blog. I parlamentari romani, che seguono passo passo la sua campagna, l’hanno appreso a cose fatte. E più di qualcuno ha rumoreggiato. Nel pomeriggio la Raggi ha incontrato gli eletti alla Camera. Hanno discusso della cosa, ma senza particolari tensioni, assicurano dal M5S. E a Milano? La candidata ha innanzitutto adempiuto a compiti burocratici, firmando documenti. Lei e Casaleggio hanno poi discusso della campagna elettorale. Giovedì la Raggi potrebbe fare qualcosa con Beppe Grillo, a Roma per il suo spettacolo (si parla anche di un video assieme). Infine, l’avvocatessa ha fatto a Casaleggio jr i nomi di qualche potenziale assessore. Lui ha ascoltato, e preso nota. Ma qualcuno dal M5S fa notare: “Convocandola, ha mostrato che lui ha un suo peso nel Movimento. E che intende mantenerlo”.
Il F.Q. 19 aprile 2016 – pag. 7

Rifiuta l’etichetta di sconfitto: “Ha perso la democrazia”.

Se la prende con Renzi e le sue “balle”. Ma soprattutto critica Sergio Mattarella: “Dispiace vedere un presidente della Repubblica che vota a sera inoltrata”.
Roberto Fico, deputato dei Cinque Stelle, presidente della Vigilanza Rai, risponde dalla Sicilia.
Domenica il quorum non è arrivato. Matteo Renzi ha vinto, e voi 5Stelle avete perso, nettamente.
E perché dovremmo sentirci sconfitti? Se non si arriva al quorum in un referendum a perdere è la democrazia. Quanto a Renzi, la sua conferenza stampa di domenica sera è stata una vergogna. L’ha usata per accusare correnti interne del Pd, come fosse una riunione di partito, ignorando che stava parlando in qualità di presidente del Consiglio. Ha scarsa cognizione di cosa sia una Repubblica.
Renzi accusa: “Hanno fatto sprecare 300 milioni con il referendum, e noi non avremmo potuto accorparlo alle Comunali, perché lo vieta la legge”. Ha torto?
È una balla. La legge non vieta l’accorpamento, semplicemente non lo prescrive. Sarebbe bastata una norma ad hoc per unire le due votazioni. Quando servono a loro, le leggine se le fanno di notte. Stavolta non c’era l’intenzione.
Ma ci credevate davvero in questo referendum? Non siete stati un po’ tiepidi?
Noi crediamo in tutte le battaglie che facciamo. E girando per il Paese ho capito che gli italiani non sono certo a favore delle trivelle. Detto questo, ciò che dispiace davvero è vedere il presidente della Repubblica che va a votare dopo le 20,30. Non so quante volte sia accaduto.
Perché è andato così tardi?
È come se avesse voluto sottrarsi al referendum, alla partecipazione. Ma io penso che la partecipazione sia alla base della buona politica. E che è molto bello vedere un presidente della Repubblica che va a votare alle 7 del mattino.
Il quorum comunque è rimasto lontano. E molti accusano l’informazione, compresa quella pubblica. Il conduttore di un programma della Rai ha detto che si sarebbe votato solo in nove regioni.
Trovo l’ignoranza di quel conduttore gravissima. I conduttori dell’informazione pubblica devono sapere come funzionano i meccanismi democratici.
La Rai ha dato un’informazione completa sul tema?
Non c’è dubbio che la Rai possa fare molto meglio. Però va ricordato che la Vigilanza a marzo ha varato una delibera per riservare il giusto spazio per la consultazione, e l’emittente pubblica lo ha pienamente rispettato. Abbiamo avuto tribune televisive sul tema nelle fasce di maggiore ascolto, e non era mai successo. Peraltro, tutte le tribune hanno avuto un ottimo share.
Lei promuove il servizio pubblico.
La delibera ha funzionato, la copertura ‘prescritta’ c’è stata. Poi si poteva fare di più, soprattutto nei programmi di approfondimento.
Il M5S è reduce dalla morte di Gianroberto Casaleggio. Si parla molto del vostro futuro, e c’è chi l’ha dipinta antagonista di Luigi Di Maio, e referente degli scontenti.
Non me ne frega niente, c’è chi scrive senza cognizione di causa. Il dolore per la morte di Gianroberto ci ha resi ancora più determinati e uniti, tutti.
Lei è favorevole a Di Maio come premier?
Io e Luigi siamo unitissimi. Sappiamo bene che agiamo dentro il Movimento. E che fuori di esso non saremmo nulla nella politica.
Lei è responsabile per i meetup. Conferma che arriveranno regole più severe, per i gruppi territoriali?
In questo momento no. Nelle prossime settimane ci dedicheremo alla certificazione delle liste e a far rispettare le regole esistenti.
Il vostro assessore al Bilancio del comune di Livorno è indagato, ma non vuole dimettersi. Lei che ne pensa?
Ora devono parlare i diretti interessati. Vedremo, teniamo la situazione monitorata.
Per le vostre regole non dovrebbe lasciare?
Il nostro regolamento prevede le dimissioni in caso di rinvio a giudizio (facoltative, ndr). In caso di avviso di garanzia, si valuta di volta in volta. E così faremo.
Si parla di malumori interni per la visita di Virginia Raggi a Davide Casaleggio, a Milano.
Falso, va benissimo che Virginia vada a trovare Casaleggio. E nessuno ha discusso di questo.
Il figlio di Casaleggio avrà anche un ruolo politico? Sarà un referente del Direttorio?
Io parlo con Davide da dieci anni. Da tanto tempo si dedica gratuitamente al M5S con le sue competenze tecniche. E continuerà a farlo.
Il F.Q. 19 aprile 2016 – pag. 6

sabato 16 aprile 2016

Di Maio non si nasconde più “Pronto a fare il premier"

Dopo le lacrime, ecco la politica. Ecco il nuovo leader, Luigi Di Maio, che lo dice dritto: “Se gli iscritti mi voteranno sulla Rete come candidato premier, sono pronto a prendermi questa responsabilità”. Al Tg1 delle 20, tre giorni dopo la morte di Gianroberto Casaleggio, la guida politica, Di Maio si espone come mai si era esposto. Serve lo sfidante di Renzi? Pronto. Certo, poi assicura che non cambierà nulla: ovvero che Beppe Grillo “sarà il garante”, e che Casaleggio junior gestirà “i sistemi di informazione e comunicazione ” (il blog di Grillo). Infine, “le decisioni politiche si prenderanno in rete e nelle sedi istituzionali” (si voterà sul web e nelle assemblee parlamentari). Chiosa: “Credo che le Politiche saranno nel 2017”. E lui già si scalda. I parlamentari invece si telefonano, discutono sulle chat. In giornata Roberto Fico aveva precisato: “Non ci sarà nessuna elezione on line a breve termine per il leader”. Vero. Ma la strada è quella, Di Maio all’assalto di palazzo Chigi. E primus inter pares nel Direttorio. Leader politico ufficioso ma evidente. Da qui alle prossime settimane però sarà fondamentale il garante, Grillo: chiamato a fare da mastice nella prima, delicatissima fase post-Casaleggio. Mercoledì i capigruppo Michele Dell’Orco e Nunzia Catalfo incontreranno il presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Colle, per chiedergli di prendere posizione su Trivellopoli e sui “conflitti d’interesse” nel governo. Il giorno dopo, il 21, il fondatore sarà a Roma, per il suo spettacolo Grillo vs Grillo. Probabile che tenga un’iniziativa elettorale assieme alla candidata al Campidoglio, Virginia Raggi, nel giorno del Natale di Roma. Ma da qui a breve non sarà solo campagna da urne. Ci sono nodi da sciogliere. Per esempio, sul blog.
Casaleggio era l’ideatore e il motore del portale di Grillo. Suggeriva i temi dei post, smistava le proposte degli eletti. Il fidatissimo Pietro Dettori, dipendente della Casaleggio associati, metteva tutto nero su bianco. Ma la bollinatura era (quasi) sempre del guru. Ora l’azienda e il blog passeranno a Davide Casaleggio, il primogenito. L’ultima parola sui post dovrebbe dirla lui. Ma sui temi più pesanti potrebbe consultarsi con il Direttorio. E non solo. Altro tema centrale sarà il riordino dei meet up, i gruppi territoriali. Arriveranno nuove regole: divieto di meet up doppi nella stessa città, foglio di via per gli iscritti che non partecipano a iniziative e riunioni. Se ne occuperanno Roberto Fico e Alessandro Di Battista, adoperando anche Rousseau, la piattaforma interna, dove i gruppi avranno un’area apposita. Ma non sarà indolore. Ci sono decine di meet up in ebollizione da tempo, come visto nelle Comunarie, con un tale caos da spingere i vertici a non presentare liste in cinque città. Un nodo anche in prospettiva Politiche. Vicinissime, secondo Di Maio. Se si votasse nel 2017, tra qualche mese bisognerebbe stabilire chi ricandidare degli attuali parlamentari. E va deciso come. Però un percorso pare delinearsi. Per confermare o meno i parlamentari, gli iscritti voteranno sul web. Ed è probabile che vengano chiamati a esprimersi in base a precisi parametri: l’attività svolta da ogni eletto e la sua lealtà alla linea, in un gigantesco recall. Facile a dirsi, potenzialmente traumatico. Infine, il sindaco di Parma, il “ribelle” Federico Pizzarotti, che invoca più democrazia interna. Casaleggio l’avrebbe espulso già due anni fa, ma il Direttorio tamponò. Di Maio ha più volte provato a ricucire, per poi mollare Pizzarotti a novembre, quando si presentò in Senato per sollecitare fondi per il Festival Verdi, assieme all’ex 5Stelle Mussini. L’anno prossimo a Parma si vota, e il sindaco vuole ripresentarsi. Il M5s gli confermerà appoggio e simbolo? Quasi impossibile. Ma non si sa mai,
Il F.Q. Sabato 16 Aprile 2016 – pag. 8

venerdì 15 aprile 2016

#5giornia5stelle del 15 Aprile 2016 - #grazieGianroberto

La settimana del 12 aprile è stata la più triste per il M5S, quella in cui il nostro fondatore Gianroberto Casaleggio ci ha lasciato all'improvviso. Ma non ci ha lasciato smarriti e senza bussola, il suo sogno, il suo messaggio sono scolpiti profondamente nella nostra memoria e nei nostri intenti: "E' difficile vincere contro chi non si arrende mai". Il MoVimento non si arrenderà mai, i portavoce non si arrenderanno mai, e per questo anche in una difficile settimana non hanno smesso di lavorare per il futuro e per quel sogno.
Alla Camera sono arrivate infatti al capolinea le riforme costituzionali tanto volute da Renzi e da Maria Etruria Boschi, riforme decise da una maggioranza illegittima e formata da inquisiti, lobbisti e amici degli amici al centro dello scandalo Trivellopoli. I portavoce M5S sono usciti dall'aula per non avallare neppure con la loro presenza un tale scempio, e Luigi Di Maio, Michele Dall'Orco e Nunzia Catalfo hanno spiegato la nostra mozione di sfiducia ad un governo che deve solo andare a casa il prima possibile, altro che toccare la Costituzione.
Ma questa è anche la settimana del referendum contro le trivelle, e il MoVimento non dimentica la sua stella dell'Energia. Al Senato si è approvata a larga maggioranza la nostra mozione sulla detrazione fiscale del 65% per la riqualificazione energetica degli edifici, come spiega Gianni Girotto, mentre alla Camera Michele Dell'Orco interviene con un'interrogazione sul caso del Sottosegretario De Vincenti, ennesimo personaggio legato al governo e coinvolto nello scandalo Trivellopoli. 
Anche i nostri portavoce a Bruxelles stanno combattendo insieme a noi la battaglia per il Sì al referendum, una "battaglia di civiltà" come la definisce Piernicola Pedicini, che invita tutti ad andare a votare. Basta una matita, basta votare per il Sì e si può cambiare la politica energetica del Paese, ci ricorda Dario Tamburrano. E se qualche amico non ha ancora capito perché si deve votare Sì? Gli spiega tutto il portavoce in Sicilia Giampiero Trizzino, con una bella infografica che non lascerà più spazio a dubbi. Fatela girare!

Al Senato, poi, è stata approvata la nostra mozione contro la piaga della sottrazione dei bambini da parte di genitori originari di un altro Paese. La nostra proposta prevede l'istituzione di un coordinamento tra i ministeri per contrastare tale fenomeno, come spiega Enza Blundo.

Infine, buone notizie da Livorno: ce le racconta Gianni Lemmetti, Assessore al Bilancio. E' stato infatti approvato il Bilancio di Previsione fino al 2018, che è risultato solido e che grazie alla soppressione del Patto di Stabilità consentirà di investire ben 20 milioni di euro in opere pubbliche, di non aumentare tasse e imposte ma anzi abbassare in futuro la TARI. Ottimo lavoro!




#CiaoGianroberto - “Onestà, onestà!”: il grido dei grillini per Casaleggio

Commozione quando parla il figlio Francesco, dieci anni: “Ciao papà, ci manchi molto, puoi tornare?”. Poi il brindisi al bar Magenta insieme al Direttorio
Un interminabile applauso e una parola, scandita e urlata tra le lacrime: “Onestà, onestà”. Gianroberto Casaleggio è stato salutato così, per l’ultima volta, ieri a Milano. “Realizzeremo noi il tuo sogno”, promette uno striscione bianco retto da militanti del Movimento. Un tempo, ai funerali “politici” c’erano selve di pugni chiusi e di bandiere rosse. Qui, invece, applausi e quell’urlo: “Onestà”. E fischi alla delegazione del Pd con il vicesegretario Guerini. La Basilica di Santa Maria delle Grazie è piena, affollata la piazza antistante. Beppe Grillo arriva con i parlamentari del Direttorio che si stringono e si allacciano tra loro, Alessandro Di Battista, Luigi Di Maio, Roberto Fico, Carla Ruocco, Carlo Sibilia. Occhi lucidi, lacrime: “Raccogliamo la sua eredità, ma staremo attenti ai falsi amici”, dice Grillo. La commozione sale quando, al termine della messa, prendono la parola i suoi due figli. Francesco è un piccoletto di 10 anni che toglie il respiro a tutti dicendo con voce chiara: “Ciao papà. Ci manchi molto. Non puoi tornare? Anche la miciona ti aspetta. Ciao”. Poi tocca a Davide, 40 anni. “Molti non lo conoscevano, era riservato. Per me è stato un padre fantastico. Era determinato. Da bambino, mi ha raccontato una zia, non faceva i capricci: si stendeva direttamente sui binari del tram”. Poi racconta la storia del seminario aziendale e dei palloncini: nessuno trova quello con il suo nome, se lo cerca in competizione con gli altri. Tutti hanno il loro se ciascuno ne prende uno e lo consegna al proprietario. “Siamo tutti alla ricerca frenetica della felicità”, conclude Davide. “Ma la troviamo solo quando la diamo agli altri. Mio padre non ha tenuto per sé i palloncini, ma li ha sempre donati agli altri con il sogno di cambiare questo Paese. Chi condivideva il suo sogno lo persegua senza mollare mai. Come ha fatto lui, fino alla fine”. All’uscita dalla basilica, ancora applausi. Tra la folla c’è Dario Fo. Poco distante, Umberto Bossi: “Ho sempre sentito affinità tra i 5 stelle e la Lega”. Poi molti del Movimento si sono spostati, insieme a Davide, allo storico bar Magenta. Birre e panini, come nelle feste funebri americane. Di Maio e Di Battista, Fico e Ruocco, Vito Crimi e Rocco Casalino, il candidato sindaco di Napoli Matteo Brambilla e quella di Roma Virginia Raggi. E tanti altri. “Andremo avanti, non molleremo, come ha fatto Gianroberto. È incredibile: siamo abituati a vedere le nostre parole distorte, ma in questi giorni non abbiamo parlato ed ecco che sui giornali abbiamo visto dichiarazioni proprio inventate. Senza alcun rispetto: il giorno della morte di Gianroberto ci siamo trovati tra noi attoniti per la notizia, come si fa in una famiglia quando arriva una notizia tremenda; hanno scritto che ci eravamo subito riuniti per prendere decisioni politiche, che ci eravamo divisi sulle strategie da seguire. Com’è possibile essere così cinici?”.
Il F.Q. del 15 aprile 2016 – pag. 6

giovedì 14 aprile 2016

#GrazieGianroberto

Se n'è andato Gianroberto, un francescano che amava gli animali e la natura, un uomo semplice e disinteressato con una cultura straordinaria e un profondo senso dell’umorismo.
Un manager, un padre, un marito, un mentore, un attivista. Per me un amico.
Gianroberto l'ho conosciuto nel 2004 quando mi propose di aprire un Blog che "sarebbe diventato tra i primi del mondo" e così è stato. Era un uomo di parola che dava il massimo per raggiungere gli obbiettivi che si era prefissato e sapeva tirare fuori il meglio dalle persone di cui si circondava, me compreso.
Abbiamo intrapreso assieme un'avventura straordinaria a cui si sono aggiunte negli anni decine, centinaia, poi migliaia e infine milioni di persone. Due compagni di viaggio che venivano da mondi e stili di vita lontanissimi. Io dal frivolo mondo dello spettacolo, lui dal mondo dell’impresa olivettiana. Io animale da palcoscenico, lui riservato. E così poi io in giro per le piazze in un camper a "spargere il verbo", lui nel suo ufficio a pensare al resto. Io scherzavo, lui faceva sul serio. Ci ha unito il desiderio di fare qualcosa per il nostro Paese. La visione comune è stata la nostra forza. Quando io volevo tirarmi indietro lui mi convinceva ad andare avanti, quando lui avrebbe voluto lasciar perdere tutto io lo facevo desistere. Un'alchimia. Una miscela esplosiva detonata nel cuore di chi ha creduto in un sogno che ogni giorno diventa sempre più concreto.
Gianroberto ha fatto tanto nella vita, è stato un manager di successo e negli ultimi anni si è dedicato anima e corpo al sogno del MoVimento 5 Stelle. Grazie ai suoi sforzi fisici e intellettuali abbiamo gettato le basi per l'entrata in Parlamento per la prima volta nella storia di 150 persone scelte online da cittadini e non da capibastone e che non avevano mai avuto nulla a che fare con i partiti. La sua conoscenza della Rete e l'ideale della democrazia diretta ci hanno permesso di condividere idee innovative, di elaborare un programma elettorale votato da milioni di italiani, di selezionare sul web i nostri portavoce e di vincere le elezioni politiche del 2013. Gli strumenti online per l'autodeterminazione del MoVimento 5 Stelle sono stati sviluppati con professionalità e dedizione e si sono evoluti fino a diventare il Sistema Operativo che Gianroberto aveva annunciato e che è stato rilasciato nella sua prima versione il giorno della sua dipartita: Rousseau, che adesso è il nostro cuore pulsante.
Questi risultati sono stati raggiunti con il nostro sudore e con il nostro sangue, senza un euro di finanziamenti pubblici, senza sponsor miliardari, con tutto il mondo politico e mediatico contro ma con il sostegno e il contributo di milioni di onesti cittadini.
Gianroberto per il suo impegno contro un sistema marcio fino al midollo è stato diffamato, offeso e insultato pubblicamente, in tv, in radio, sui giornali. Sul livore contro di lui ci ha addirittura scritto un libro. Non lo hanno mai capito e per questo non lo sopportavano. Era di un altro livello.
In pochi lo hanno ringraziato per il suo impegno e per il suo essersi donato, oggi è il momento di farlo.
Giù il cappello, signori. Rendete omaggio! Di uomini così ne campano uno ogni cento anni. E chi, come me, ha avuto la fortuna di conoscerlo di persona si senta un privilegiato.
Grazie Gianroberto, grazie di tutto. Quello che ci hai lasciato lo metteremo a frutto e, come ci hai insegnato tu, non molleremo! Perchè "è difficile vincere con chi non si arrende mai".
Beppe Grillo

Rousseau

A giorni sarà disponibile, anche in versione mobile, la prima release beta del sistema operativo Rousseau del M5S. Di seguito una sua descrizione generale. Le funzioni ancora mancanti saranno completate entro l'anno, mentre verranno regolarmente recepiti i miglioramenti richiesti dagli utenti iscritti al M5S che saranno gestiti per ogni funzione da responsabili eletti nel M5S. La complessità del M5S, che dopo le ultime elezioni ha raggiunto i 1.796 eletti, rende necessario l'utilizzo di questo strumento per un movimento on line. Si richiede agli iscritti di partecipare e di contribuire con suggerimenti, critiche, proposte, evidenziazione di eventuali errori.
Rousseau è il sistema operativo del MoVimento 5 Stelle.
I suoi obiettivi sono la gestione del M5S nelle sue varie componenti elettive (Parlamenti italiano e europeo, consigli regionali e comunali) e la partecipazione degli iscritti alla vita del M5S attraverso, ad esempio, la scrittura di leggi e il voto per la scelta delle liste elettorali e per dirimere posizioni all’interno del M5S.
Solo gli iscritti al M5S possono accedere a Rousseau.
Le funzioni sono disponibili dopo l’identificazione che, oltre all’identità, prevede anche il profilo, ad esempio se eletto o meno e città di residenza.

Funzioni disponibili nella prima release:
  • Lex nazionale, partecipazione alla scrittura delle leggi nazionali proposte dai parlamentari
  • Lex regionale, partecipazione alla scrittura delle leggi regionali proposte dai consiglieri regionali
  • Lex Europa, partecipazione alla scrittura delle leggi regionali proposte dagli europarlamentari
  • Vota, voto per le liste elettorali o per pronunciarsi su un tema specifico
  • Fund Raising, raccolta fondi per elezioni o eventi del M5S
  • Scudo della Rete, raccolta fondi a tutela legale del M5S o di suoi iscritti ed eletti

In futuro saranno attivate:
  • Attivismo, (materiali di supporto alle iniziative del M5S, sia digitali (es. la marcia virtuale o Attivista a 5 Stelle), sia volantini esplicativi ( es. per il Reddito di Cittadinanza e per l’Euro), sia video e/o foto
  • Sharing, archivio con le diverse proposte (interrogazioni, delibere, leggi, ecc. a livello comunale e regionale con una tassonomia comune
  • E-learning, lezioni sulle strutture in cui sono inseriti gli eletti e sul loro funzionamento
  • Lex iscritti, proposte di legge formulate dagli iscritti che in seguito vanno presentate dagli eletti nelle diverse sedi
  • Gruppi di lavoro (meet up), informazioni sui e dai gruppi sul territorio su iniziative in corso

Stelle accese
All’ingresso in Rousseau le stelle che si vedranno “accese” saranno in funzione della propria identità/profilo. Ad esempio se ci sono votazioni per le liste elettorali per la Regione Lombardia potrà votare solo chi è iscritto al M5S e risiede in Lombardia e, in quel caso la stella “Vota” sarà accesa, lo stesso profilo potrà accedere alla scrittura delle leggi regionali lombarde e in questo caso sarà accesa anche la stella “Lex regionale”.

Responsabili delle funzioni
Voto: staff
Lex Nazionale, CameraManlio Di Stefano
Lex Nazionale, SenatoNunzia Catalfo
Lex RegionaleDavide Bono
Lex EuropaDavid Borrelli
Scudo della ReteAlfonso Bonafede
AttivismoPaola Taverna
Fund Raising: staff
SharingMax Bugani e Marco Piazza
E-learningNicola Morra
Lex iscrittiDanilo Toninelli
Gruppi di lavoro (meet up)Roberto Fico e Alessandro Di Battista



M5S cambia tutto: direttorio, nuova segreteria e meet up

Si ripartirà nel segno di Rousseau, la piattaforma che è l’ultimo sogno avverato del guru. E con una struttura più larga. Una segreteria a 5Stelle, cucita sul Direttorio e su Luigi Di Maio, il candidato premier naturale: ma con sotto-deleghe e poteri anche per altri parlamentari. In più, arriveranno regole per riordinare i meet up, i gruppi sui territori. Perché i giovani vertici sanno che serve più organizzazione per reggere senza Gianroberto Casaleggio: il co-fondatore, la guida politica. E allora arriveranno novità. Nel giro di settimane.
Da Rousseau alla periferia
Casaleggio l’aveva posto tra le sue ultime volontà: “Appena muoio, Rousseau deve andare in rete”. Scomparso il suo creatore, sulla Rete ha debuttato la piattaforma riservata agli iscritti del M5s, seppure in forma embrionale. Ieri decine di parlamentari hanno rilanciato il post che la racconta, con un hashtag che è slogan e terapia di gruppo: #ilsognocontinua. Perché Rousseau, “il sistema operativo del M5s” è questo: un segnale di continuità, ma pure di cambiamento. Casaleggio voleva un Movimento dove tutte le sue parti si parlassero tramite il web. Nel quale i meet up e gli iscritti potessero interagire con gli eletti e scambiarsi informazioni, suggerire idee, proporre leggi. Dentro la piattaforma i gruppi locali avranno uno spazio apposito. Servirà per dare loro voce, ma anche per controllarli. “Li metteremo a sistema” spiega una fonte. Anche con nuove norme. Niente più meet up doppi in una singola città, pronti a rivaleggiare sotto elezioni (come nelle ultime Comunarie). Per restarvi bisognerà dimostrare costanza nella partecipazione, a riunioni e iniziative. No ad arrivisti e infiltrati. Con una clausola importante: “I meet up non sono il Movimento”. Regola ribadita da Grillo alla festa nazionale di Imola, in ottobre. Come a dire che il M5s non è scalabile.
Gerarchie, nuovi ruoli e simbolo
A guidare i 5Stelle dopo la bufera sarà il Direttorio, con in prima fila i tre big, Di Maio, Alessandro Di Battista e Roberto Fico. Davide Casaleggio, il primogenito del guru, gestirà il blog di Grillo e la parte web. È un tecnico. Ha aiutato molto il padre, soprattutto nell’ultimo anno. Ma non ha velleità di subentrare come erede. Conterà, perché il blog, il motore del M5s, resterà nelle sue mani. Le redini politiche però le terrà il Direttorio romano: che non verrà allargato. Ma alcune funzioni verranno distribuite, con sotto-deleghe ad altri parlamentari. Anche qui, torna in gioco Rousseau: divisa per settori, affidati a singoli parlamentari. “Le deleghe della piattaforma potrebbero anche coincidere con le sotto-deleghe del Direttorio” raccontano. In Rousseau la lex nazionale (la partecipazione alla scrittura delle leggi proposte dai parlamentari) è affidata al deputato Manlio Di Stefano e alla senatrice Nunzia Catalfo. E l’e-learning (lezioni sulle strutture in cui sono inseriti gli eletti) spetterà al senatore Nicola Morra. Nomi che potrebbero riapparire nel l’organigramma apicale. Come il deputato Alfonso Bonafede. Ma arriveranno altre nomine. Verrà allargato il comitato d’Appello, a cui si possono rivolgere gli espulsi. Ora è composto dalla deputata Roberta Lombardi, dal senatore Vito Crimi e dal consigliere regionale siciliano Giancarlo Cancelleri. Diventerà a cinque, con l’entrata forse di due senatori (si fa il nome di Carlo Martelli). E poi c’è il simbolo, di proprietà di Grillo. “In futuro arriverò a cedere il marchio” aveva ammesso al Corsera pochi giorni fa. Succederà a breve. Il logo dovrebbe passare all’associazione M5s, di cui sono soci lo stesso Grillo, come presidente, il nipote Enrico e un commercialista di Genova. Un passo imposto anche dal disegno di legge sui partiti, che consente di correre alle elezioni solo alle organizzazioni con personalità giuridica. Ma nell’associazione potrebbero entrare anche i parlamentari, i big. A ribadire il passaggio di consegne.
Beppe Grillo, il garante resta l’ex comico
E lui, e Grillo? Nelle prossime settimane sarà più presente, tour teatrale permettendo. Sa di dover accompagnare il Direttorio nei primi passi da solo, anche per contenere i mal di pancia (che ci sono). Sarà nei comizi che contano per le Comunali: a Roma, a Torino, a Bologna. Ma non tornerà il comandante. Rimarrà da garante. A guidare saranno i giovani. Sarà Luigi Di Maio. 
Il FQ 14 aprile 2016 – pag. 6

mercoledì 13 aprile 2016

C’è chi invoca Beppe, ma adesso Di Maio è sempre più leader

Luigi Di Maio
Ruolo centrale per il Direttorio, mentre il figlio Davide gestirà la società 
Il guru ha lasciato una richiesta da visionario pragmatico, un’eredità pratica e simbolica: “Il giorno della mia morte mettete sul web la nostra piattaforma, Rousseau”. E ha lasciato le consegne: al figlio Davide, al Direttorio. E soprattutto a Luigi Di Maio: un 29enne, che da oggi dovrà dimenticarsi della carta d’identità e badare a una comunità, a un’eresia che è diventata un gigante con 1700 eletti e milioni di voti.
Il peso del movimento che ha perso Gianroberto Casaleggio ora lo dovrà sostenere innanzitutto lui: il candidato premier naturale, il volto che nei sondaggi di gradimento supera pure Beppe Grillo. Una sfida. Perché Grillo ha già scelto il passo di lato: anche se ora in tanti ne invocano il ritorno in prima fila, come un papà di cui non si può fare a meno. Ma soprattutto da oggi non c’è più Casaleggio: l’altro garante, la guida politica il giudice ultimo. “Lo ha deciso Gianroberto” era la sentenza inappellabile. Ora servono nuovi equilibri al M5s che ripudia segretari e mozioni, che si fonda su un “Non-Statuto”. “Ce la faremo” sussurrano dalla pancia del Movimento nel giorno del dolore. “Sapremo camminare sulle nostre gambe” ripetono nel Parlamento che scruta il dolore degli altri. Il dolore dei 5Stelle, i “diversi”. Le lacrime di Alessandro Di Battista e Carla Ruocco, lo sguardo smarrito dei deputati che camminano in coppia per farsi coraggio. Casaleggio non aveva detto a nessuno del suo ricovero. Non lo sapevano neppure i cinque del Direttorio. Non lo sapeva neppure Di Maio, che arriva in ufficio scosso e poi parte subito per Milano, per primo. Però è lui ad avvertire i presidenti delle due Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso, che il M5s non vuole la sospensione dei lavori, o il minuto di silenzio per Casaleggio: “Gianroberto rifuggiva ogni ipocrisia”. Su un divanetto di Montecitorio Matteo Mantero e Silvia Giordano, marito e moglie: “Siamo quasi orfani”. Matteo Dall’Os - so ha il coraggio infinito di chi combatte da anni con la sclerosi multipla: “Gianroberto era un uomo matematico, razionale, ma con un grande cuore. Da domani ripartiremo, spero”. Come? Dalla rotta tracciata proprio da Casaleggio. Sapeva che la fine era vicina. Per questo l’11 marzo aveva riunito a Milano, nella sua Casaleggio associati, il Direttorio, Grillo e il figlio Davide, silenziosa spalla alla guida dell’azienda. Un incontro così non avveniva da tempo. E Casaleggio ne aveva subito chiarito il senso: “Non so quanto potrò restare ancora con voi”. Poi aveva dettato il piano per i prossimi mesi, fino alla primavera del 2017, “perché il prossimo anno ci saranno le Politiche”. E allora, consigli sulle campagne su cui battere. “Dobbiamo fare una campagna contro la riforma del Senato, è una battaglia giusta”. Ma si era parlato anche di altro. Di un possibile allargamento del Direttorio, come a creare una segreteria. E di nuove norme: sui processi interni, sulle decisioni, forse sulle espulsioni. Un tema su cui incidono anche i timori per la legge sui partiti in discussione alla Camera, che obbligherebbe il M5s a dotarsi di un segretario, a tenere congressi, a normalizzarsi. Secondo alcuni la discussione si sarebbe tradotta in un documento scritto. Ma forse non è vero.
Davide Casaleggio
Una direzione invece c’è. Si riparte dal Direttorio. Ragiona un parlamentare: “Casaleggio delegava sempre di più, da mesi. Lasciava le decisioni al Direttorio, interveniva di rado. Voleva che crescessero”. Ora il futuro è qui. E pesa sui tre big del Direttorio: Roberto Fico, il custode dell’ortodossia del M5s; Alessandro Di Battista, il trascinatore; e Di Maio. Ci sono parlamentari che non accetteranno facilmente di essere guidati dai big della Camera. E c’è già chi invoca l’erede dinastico, Davide Casaleggio, come alternativa a Di Maio. Mal di pancia di vecchia data, di cui il Direttorio è consapevole. Anche per questo, c’è necessità di fare asse con Casaleggio junior. Che a fare l’erede del padre, la nuova guida, “non ci pensa proprio” per riassumere quanto ripetono in tanti. È un manager, ha sempre lavorato dietro le quinte. Però rimarrà a gestire il blog con l’azienda ereditata dal padre. Potrebbe sovrintendere alla certificazione delle liste. Era una precisa volontà del padre. E il Direttorio non la ostacolerà. Ben sapendo che ha la necessità di mantenere ai vertici un referente anche simbolico, che sappia governare il blog, motore del M5s. E Grillo? Giorni fa era stato chiaro: “Voglio che il Movimento diventi una gestione fatta da persone che vi sono dentro, che sono nate con me e con Casaleggio. È un processo già in corso”. Aggiungendo che in futuro cederà il marchio del M5s ai parlamentari. In queste ore diversi lo invocano di nuovo alla guida. E lui nelle prossime settimane sarà più presente, consapevole che il Movimento ha bisogno di superare la nottata. E che può essere il moderatore che scongiura scontri interni, e le correnti. Ma il futuro a medio termine non sarà suo. Rimarrà il garante. Come lo era Casaleggio, che ieri ha avuto un ultimo sogno avverato. Rousseau, la piattaforma web interna per lo scambio di informazioni tra gli iscritti del M5s, è andata in Rete.
Il FQ – 13 aprile 2016 – pag. 2


LO STORICO Giannuli: “La mente del M5s era lui,
adesso il leader sarà Di Maio”
Aldo Giannulli
Anche il professore Aldo Giannuli, a lungo considerato tra gli ideologi del M5S, ha ricordato Gianroberto Casaleggio con parole affettuose: “Spesso scherzavo con lui e gli dicevo che era un cavallo pazzo. Un cavallo pazzo ma assolutamente geniale”. Giannuli ha raccontato a Formiche.net qualche aneddoto su Casaleggio: “Aveva sempre un’aria molto accigliata e severa, non rideva spesso. In realtà questo atteggiamento era una specie di autodifesa, era una persona profondamente timida, dotata, però, di notevole generosità. La testa politica del movimento è stata sempre Casaleggio. Però attenzione: non era certamente un uomo carismatico da comizio, com’è invece Grillo. Insieme facevano una coppia perfettamente compensata. Il loro era un rapporto molto stretto, direi solidissimo”. Le conseguenze sui 5 Stelle – per Giannuli – saranno profonde: “Il movimento Perde la sua testa politica, senza la quale sarà molto più difficile andare avanti. Cambieranno molte cose, come il rapporto tra il blog e il gruppo parlamentare”. Il figlio Davide, per Giannuli, “è uomo d’azienda, non so nemmeno se abbia voglia di fare politica”. L’investitura è per Luigi Di Maio, “sempre più punto di riferimento”.
Il FQ – 13 aprile 2016 – pag. 4