Disaccordo sulla registrazione dell’airbus: gli arabi non lo
vogliono militare
Riuscirà l’Air Force Renzi a volare prima che il governo se
ne vada, nel 2018 a scadenza naturale del mandato o prima per un’eventuale
crisi? Si accettano scommesse. Di sicuro l’aereo presidenziale che doveva
essere l’emblema volante della nuova e dinamica era renziana, sembra
perseguitato dalla nuvoletta della sfiga di fantozziana memoria.
Il gigantesco A340/500 della flotta Etihad, la compagnia
araba che controlla Alitalia, dopo essere atterrato all’inizio di febbraio a
Fiumicino proveniente da Abu Dhabi, in due mesi non si è mai mosso dall’hangar.
E ogni giorno che passa, si allontana la data del primo volo. Intanto, però,
corrono i quattrini per il leasing: circa 40 mila euro al giorno, come ha
svelato Il Fatto. L’A340 di Renzi accumula problemi: la registrazione del
velivolo, per esempio, passaggio fondamentale per poi procedere agli altri
adempimenti, che sembrava una pura formalità sta diventando un ostacolo serio
che a catena rallenta tutto il resto. Compresa la configurazione degli interni,
una cosuccia che, semmai verrà fatta, secondo gli esperti costerà milioni di
euro. A causa dei tempi inopinatamente lunghi che circondano la faccenda, è
scaduto infatti il certificato all’esportazione e quindi anche la registrazione
si è impantanata: le autorità italiane e gli arabi non si trovano d’accordo su
come registrare l’Airbus. Etihad e i lessors dell’aereo - cioè i soggetti che
hanno dato in locazione l’aereo stesso (banche, finanziarie etc..) - non
vogliono che l’Air Force renziano sia catalogato come aereo militare. Perché
una registrazione di quel tipo farebbe ipso facto perdere valore all’A340 e i
proprietari non intendono rimetterci nell’ipotesi che il velivolo, rifilato
all’Italia dopo che era stato scartato da Etihad perché considerato una
macchina mangia-carburante, possa prima o poi essere riportato all’uso
commerciale. A Fiumicino, intanto, i tecnici che lavorano intorno all’Airbus
presidenziale, convinti che una soluzione sarebbe stata trovata trattandosi
dell’aereo del premier, si erano portati avanti nel lavoro con l’intenzione di
dare una fisionomia un po’ più italiana al velivolo. Avevano cancellato la
marca sulla fiancata, che era A6-EHA, quella degli Emirati Arabi Uniti (Eau),
con cui l’aereo era arrivato a Fiumicino. La nuova sigla apposta sull’aereo di
Renzi era I-TALY. Si trattava di una scelta eccentrica perché tutti gli altri
aerei della flotta di Stato sono targati MM, che è la marca con cui in Italia
si identificato gli aerei militari. Ma l’abbandono della regola era imposto dal
fatto che Renzi vuole che il suo A340 sia una cosa sui generis, circostanza che
sta tra l’altro irritando parecchio i vertici dell’Aeronautica militare. I
tecnici di Fiumicino, però, hanno dovuto buttare a mare il lavoro svolto e
sotto l’occhio vigile di ispettori inviati apposta da Abu Dhabi sono stati costretti
a rimarcare l’aereo con la vecchia targa A6-EHA. Nel frattempo gli stessi
tecnici avevano provveduto a cambiare anche le scritte all’interno dell’aereo,
sostituendo quelle in arabo e inglese con quelle in italiano e inglese. Ma
anche questo lavoro è stato inutile, e pure in questo caso è stato necessario
fare dietrofront riposizionando in bella vista le scritte arabe. Tutto ciò si
ripercuote inevitabilmente sui tempi per un’eventuale riconfigurazione Vip
dell’aereo, per i quali è praticamente impossibile azzardare previsioni.
Al momento, l’A340 renziano presenta la configurazione
classica Etihad: first, business ed economy. Ma è chiaro che questo
allestimento dovrà essere cambiato sulla falsariga degli interni degli altri
jet della flotta di Stato, attrezzati con sale riunioni, docce, aree riservate
alle scorte. Per un intervento del genere ci vorrebbe un progetto ad hoc che
per ora nessuno ha provveduto a preparare. E ci vorrebbero soldi e anche un bel
po’ di tempo: almeno un anno e mezzo di lavori.
Daniele Martini – Il Fatto Quotidiano – 29 marzo 2016 – pag.3
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