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giovedì 24 marzo 2016

Con l’Italicum M5S fa paura Ora Renzi “spinge” per la Raggi

La carta della non-vittoria a Roma per logorare 5Stelle
Come la matematica insegna, cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia: Matteo Renzi se ne sta drammaticamente rendendo conto, mentre guarda i sondaggi riservati sulle prossime elezioni politiche. Stampelle a sinistra, appoggi a destra, rinforzi al centro: comunque la giri, ad oggi, il ballottaggio dell'Italicum lo perde il Pd e lo vincono i Cinque Stelle. Le rilevazioni sono precedenti all'attentato di Bruxelles e non tengono conto, quindi, dell'allarme terrorismo che, potenzialmente, potrà ammorbidire le posizioni degli italiani nei confronti del governo in carica. Ma il trend negativo è ormai acquisito, tanto che già due settimane fa i dati di Ixè annunciavano il sorpasso dei grillini sui democratici, se la sfida dovesse diventare un faccia a faccia tra Matteo Renzi e (con ogni probabilità) Luigi Di Maio. Così a Palazzo Chigi si sono messi a ragionare sulla strategia per recuperare il terreno perso. E l'unico su cui il premier può sfidare i Cinque Stelle è la capacità di governare.
La campagna va avanti da tempo ormai, riassunta nell'hashtag #classedirigentemaddeche. Ma ora c'è bisogno di un salto da Twitter alla realtà: non bastano più i piccoli Comuni, i paesini, i passi falsi a Parma e Livorno. I Cinque Stelle vanno messi alla prova sul serio e in una città ingarbugliata come Roma: solo così, alle prossime elezioni, si potrà plasticamente dimostrare l'incapacità (questa è la tesi) degli eredi di Grillo e Casaleggio. Qualche settimana fa la senatrice M5S Paola Taverna aveva evocato nientemeno che il “complotto” per far vincere il Movimento. Ora è negli ambienti del Pd che si cominciano a collezionare gli indizi. Il primo, dicevamo, sono i sondaggi sull'Italicum, quelli che hanno fatto scattare l'allarme a palazzo Chigi. Poi c'è la campagna elettorale di Roberto Giachetti. Oggi pomeriggio all'ex Dogana, prossima sede del suo comitato elettorale, riunisce gli eletti democratici romani. Le aspettative sono alte perchè, lamentano, finora nessuno si è fatto sentire. Roberto Morassut due giorni fa ha detto al Corriere della Sera che Giachetti non si è più fatto sentire praticamente dalla fine delle primarie: “Ci ho parlato una sola volta”, ammette lo sconfitto. Non era proprio quello che immaginava quando, la sera dei gazebo, è corso ai festeggiamenti in onore del vincitore. Qui non è tanto questione di malumori interni al Pd: è che quel mondo legato a Morassut - l’antirenziano dei due - doveva servire, nelle intenzioni iniziali, a convogliare su Giachetti anche un pezzo di sinistra, quella meno convinta della candidatura alternativa di Stefano Fassina. Per giorni si è cercato di convincere Massimo Bray a farsi avanti, poi, dopo il suo no, ci si era buttati su una sorta di “lista arancione” che affiancasse Giachetti nella campagna elettorale.
Invece anche questa idea sembra tramontata e tutta la sinistra sembra pronta a sostenere Fassina: che senso avrebbe, per Sel e affini, dividersi e rischiare la faccia per un Pd che è “fermo sulle gambe” (copyright Morassut) e sembra avere come massima ambizione quella di arrivare al ballottaggio? Anche lì, infatti i sondaggi disegnano lo stesso quadro: vince Virginia Raggi, la Cinque Stelle. Ieri il quotidiano laburista britannico Guardian ha sostenuto che l'elezione della grillina “sarebbe una sconfitta umiliante per il partito democratico del premier Matteo Renzi”. Solo che non sanno che la partita per lui si gioca nel secondo tempo. Il primo, il premier, immagina di passarlo alla stessa maniera di Francesco Storace: “Un'aula Giulio Cesare con 29 consiglieri grillini - ha detto - sarebbe meglio che andare al cinema”.
Paola Zanca – Il Fatto Quotidiano – 24 marzo 2016 – pag. 10

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