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mercoledì 3 febbraio 2016

Lo stipendio dei senatori si chiamerà “armonia”

Il Renzi-Pinocchio ne ha detto un'altra delle sue
Che bella novità. I nuovi senatori avranno lo stipendio come i vecchi. Al primo annuncio della riforma epocale della cancellazione del bicameralismo perfetto, il premier aveva spergiurato che i nuovi senatori non avrebbero avuto uno stipendio. Sì, lo ricordo bene, ha detto proprio così: i nuovi senatori, scelti fra i consiglieri regionali non percepiranno uno stipendio. Cioè lavoreranno gratis. Non mi sbagliavo a non crederci perché, al contrario di quanto solennemente e pomposamente annunciato col suo ormai classico stile da “spaventagufi”, il premier Renzi, uno che ha una parola sola e per dirla ne usa duecento, ci sta facendo fessi ancora una volta. Si sta studiando nelle segrete stanze come rendere passabili delle formule fumose per cercare di non dire questa semplice verità ed attuarla senza dare troppo nell’occhio. Lettori distratti non si soffermeranno su quella parola usata per imbarcare il solito ignaro e sprovveduto cucco: “armonizzare”, (tra Camera e Senato in materia di stipendi) ma sorvolerà, passerà oltre. Tanto cosa vorrà mai dire armonizzare? Mettere in musica i testi sacri della Costituzione Italiana? È già bella così, ma cantata varrebbe ancora di più. Armonizziamo? Sentite come suona bene, come invita alla calma, alla ponderatezza e invece vuole dire che vogliono farci passare per fessi una volta ancora ma senza essere troppo sfacciati e farcelo sapere di brutto. Dobbiamo cullarci ancora per un poco nell’illusione di essere persone consapevoli, mature, di saper giudicare il male ed il bene e soprattutto essere certi che per far fessi noi ce ne vuole. Altroché se ce ne vuole, ma il governo, che lo sa, armonizza. E ci prende in giro ancora e sempre. Tanto per non perdere l’abitudine. Armonizzando.
Mariagrazia Gazzato

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