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domenica 21 febbraio 2016

I vitalizi ai condannati cancellati con il trucco La parola magica “riabilitazione ” consente agli ex parlamentari di riavere i soldi


La tana della casta
Sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari condannati, la casta ha confezionato un vero e proprio pacco, una cancellazione finta. Sono in tutto una ventina gli ex onorevoli che hanno subito il taglio, ma basta la riabilitazione per ottenere nuovamente la dorata pensioncina. Il primo caso è quello di Gianmario Pellizzari, ex democristiano, che negli anni Novanta ha rimediato una condanna per bancarotta fraudolenta e ora, dopo pochi mesi passati nell’inferno della cancellazione, torna nel paradiso dei privilegiati dopo aver ottenuto la riabilitazione. Non solo riprenderà i 5.400 euro mensili, ma l’ufficio di presidenza della Camera gli riconosce anche gli arretrati, pari a circa 30 mila euro.
Nel maggio scorso, un mese prima delle regionali, il Pd esultava (“abbiamo cancellato i vitalizi ai condannati”), la presidente della Camera Laura Boldrini parlava di “segnale di discontinuità”, anche il Presidente del Senato Pietro Grasso twittava entusiasta. Le delibere dell’ufficio di presidenza della Camera e del consiglio di presidenza del Senato avevano abolito i vitalizi agli ex parlamentari condannati. In realtà si trattava di una sospensione. Dopo le pressioni dell’opinione pubblica e della società civile era arrivato l’atteso stop alla dorata pensioncina che incassavano, da sempre, anche gli ex onorevoli che si erano macchiati di ogni tipo di reato. Come Il Fatto Quotidiano aveva denunciato allora, era un taglio con beffa, un vero pacco. La delibera, infatti, aveva escluso i condannati per finanziamento illecito e abuso d’ufficio, ma soprattutto aveva inserito la parolina magica “riabilitazione”, la via di fuga che rischia di salvarli tutti. Gli ex parlamentari condannati così passano, in poco tempo, dall'inferno della cancellazione al paradiso del ripristino del ricco dono mensile, nonostante i reati commessi.
L’escamotage per ottenere l’assegno
La riabilitazione è una misura del nostro ordinamento giudiziario che cancella gli effetti penali della condanna e le pene accessorie, ma non la condanna. Scontata la pena si può fare richiesta al Tribunale di sorveglianza e raramente viene negata. I giudici applicano solo la legge. Una misura che non ha niente a che fare con la decisione autonoma assunta da Camera e Senato.
Parere unanime: una norma da Gattopardo
Nell’euforia generale proprio Pietro Grasso aveva ammesso: “Anche la mia delibera iniziale era molto più rigorosa” e, invece, alla fine è stato approvato un provvedimento morbido e inefficace per volontà del Pd. Il costituzionalista Massimo Villone, professore all’Università Federico II di Napoli, già parlamentare di Pds e Ds, chiarisce: “È stata una decisione cerchiobottista. Non c’era nessuna esigenza di inserire la riabilitazione nelle delibere. La perdita del vitalizio è motivata, per il condannato, per il danno arrecato al prestigio delle istituzioni, un danno che la riabilitazione non cancella”. La Gabbia, su La7, è tornata a occuparsi del caso raccogliendo i silenzi di Luca Lotti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma non solo. Stefano Esposito, senatore del Pd, ha ammesso che avrebbe auspicato una delibera più severa, ma che ogni decisione è sottoposta a giudizio di costituzionalità. Detto questo ammette: “Tendenzialmente lo abbiamo cancellato quasi a nessuno”. Luigi Di Maio, esponente del M5S e vicepresidente della Camera, spiega: “Noi siamo stati gli unici a votare contro. La follia di questa delibera è che visto che non si conosce l’esito della vicenda giudiziaria degli ex deputati condannati i soldi restano in pancia all'amministrazione della Camera. E cosa abbiamo risparmiato? Niente, un fallimento”.
Sette ex onorevoli presentano ricorso
Intanto contro la delibera, anche se morbida e inefficace, sette ex parlamentari condannati, tra questi l’ex socialista Giulio Di Donato condannato per corruzione e l’ex ministro Francesco De Lorenzo, condannato per associazione a delinquere, hanno presentato ricorso al consiglio di giurisdizione, organo interno della Camera dei Deputati. In attesa della riabilitazione, si portano avanti. Nei fatti l’unica cosa rottamata è la promessa di abolire i vitalizi agli ex onorevoli condannati.

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