La tana della casta |
Sul taglio dei vitalizi agli ex parlamentari condannati, la
casta ha confezionato un vero e proprio pacco, una cancellazione finta. Sono in
tutto una ventina gli ex onorevoli che hanno subito il taglio, ma basta la
riabilitazione per ottenere nuovamente la dorata pensioncina. Il primo caso è
quello di Gianmario Pellizzari, ex democristiano, che negli anni Novanta ha
rimediato una condanna per bancarotta fraudolenta e ora, dopo pochi mesi
passati nell’inferno della cancellazione, torna nel paradiso dei privilegiati
dopo aver ottenuto la riabilitazione. Non solo riprenderà i 5.400 euro mensili,
ma l’ufficio di presidenza della Camera gli riconosce anche gli arretrati, pari
a circa 30 mila euro.
Nel maggio scorso, un mese prima delle regionali, il Pd
esultava (“abbiamo cancellato i vitalizi ai condannati”), la presidente della
Camera Laura Boldrini parlava di “segnale di discontinuità”, anche il
Presidente del Senato Pietro Grasso twittava entusiasta. Le delibere
dell’ufficio di presidenza della Camera e del consiglio di presidenza del
Senato avevano abolito i vitalizi agli ex parlamentari condannati. In realtà si
trattava di una sospensione. Dopo le pressioni dell’opinione pubblica e della
società civile era arrivato l’atteso stop alla dorata pensioncina che
incassavano, da sempre, anche gli ex onorevoli che si erano macchiati di ogni
tipo di reato. Come Il Fatto Quotidiano aveva denunciato allora, era un taglio
con beffa, un vero pacco. La delibera, infatti, aveva escluso i condannati per
finanziamento illecito e abuso d’ufficio, ma soprattutto aveva inserito la parolina
magica “riabilitazione”, la via di fuga che rischia di salvarli tutti. Gli ex
parlamentari condannati così passano, in poco tempo, dall'inferno della
cancellazione al paradiso del ripristino del ricco dono mensile, nonostante i
reati commessi.
L’escamotage per ottenere l’assegno
La riabilitazione è una misura del nostro ordinamento
giudiziario che cancella gli effetti penali della condanna e le pene
accessorie, ma non la condanna. Scontata la pena si può fare richiesta al
Tribunale di sorveglianza e raramente viene negata. I giudici applicano solo la
legge. Una misura che non ha niente a che fare con la decisione autonoma
assunta da Camera e Senato.
Parere unanime: una norma da Gattopardo
Nell’euforia generale proprio Pietro Grasso aveva ammesso:
“Anche la mia delibera iniziale era molto più rigorosa” e, invece, alla fine è
stato approvato un provvedimento morbido e inefficace per volontà del Pd. Il
costituzionalista Massimo Villone, professore all’Università Federico II di
Napoli, già parlamentare di Pds e Ds, chiarisce: “È stata una decisione
cerchiobottista. Non c’era nessuna esigenza di inserire la riabilitazione nelle
delibere. La perdita del vitalizio è motivata, per il condannato, per il danno
arrecato al prestigio delle istituzioni, un danno che la riabilitazione non
cancella”. La Gabbia, su La7, è tornata a occuparsi del caso raccogliendo i
silenzi di Luca Lotti, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ma non
solo. Stefano Esposito, senatore del Pd, ha ammesso che avrebbe auspicato una
delibera più severa, ma che ogni decisione è sottoposta a giudizio di
costituzionalità. Detto questo ammette: “Tendenzialmente lo abbiamo cancellato
quasi a nessuno”. Luigi Di Maio, esponente del M5S e vicepresidente della
Camera, spiega: “Noi siamo stati gli unici a votare contro. La follia di questa
delibera è che visto che non si conosce l’esito della vicenda giudiziaria degli
ex deputati condannati i soldi restano in pancia all'amministrazione della
Camera. E cosa abbiamo risparmiato? Niente, un fallimento”.
Sette ex onorevoli presentano ricorso
Intanto contro la delibera, anche se morbida e inefficace,
sette ex parlamentari condannati, tra questi l’ex socialista Giulio Di Donato
condannato per corruzione e l’ex ministro Francesco De Lorenzo, condannato per
associazione a delinquere, hanno presentato ricorso al consiglio di
giurisdizione, organo interno della Camera dei Deputati. In attesa della
riabilitazione, si portano avanti. Nei fatti l’unica cosa rottamata è la
promessa di abolire i vitalizi agli ex onorevoli condannati.
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