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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

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sabato 20 febbraio 2016

Grasso fischia fallo al Pd - Pronto il no al supercanguro

Il Presidente del Senato,
Pietro Grasso
Il presidente del Senato vuole bocciare l’emendamento Marcucci - I dem pensano di spacchettarlo: stepchild adoption sempre più a rischio.
Grasso boccia il supercanguro, che viene giudicato ormai inammissibile, con l’invito al Pd a procedere normalmente, votando emendamento per emendamento. Mentre i dem pensano di spacchettare l’ormai noto testo del deputato Marcucci in tanti piccoli “cangurini” e lasciare libertà di coscienza sull’articolo 5, quello sulla stepchild adoption. Questa è la strada che il Pd tenterà di percorrere per portare a casa la legge sulle unioni civili. Ma nel partito, il giorno dopo lo sfogo di Monica Cirinnà contro i renziani, continuano a volare gli stracci.
Sembra quasi di essere tornati al tutti contro tutti dei primi tempi della segreteria Renzi, quando la minoranza ancora non si rassegnava alla sconfitta. Renziani di prima fascia contro quelli periferici, cattodem, giovani turchi, bersaniani, speranziani, dalemiani e cani sciolti. Tutti hanno gocce di veleno da stillare contro qualcuno. Nonostante ciò, però, si tratta. L’ipotesi che si lascia trapelare dal Nazareno è quella di uno spacchettamento del canguro, così da evitare il pericolo degli emendamenti trappola della Lega, lasciando però libertà di coscienza sulla stepchild adoption. Che in questo modo verrebbe lasciata in balìa dei marosi parlamentari e quindi, probabilmente, bocciata. “L’adozione del figlio del coniuge potrebbe essere poi affrontata successivamente in un nuovo disegno di legge sulle adozioni”, racconta un senatore dem. Così facendo, da una parte si riaggancerebbe la trentina di cattodem, che non avrebbe più scuse per non votare le unioni civili senza adozioni, e dall’altra si terrebbe buona la parte più a sinistra, che invece spinge per la stepchild adoption subito.
Anche recuperando tutti i cattolici, però, i numeri restano ballerini. “Senza più canguro, anche i grillini sarebbero recuperati. Ma noi contiamo, lasciando libertà sulle adozioni, di coinvolgere anche l’Ncd”, continuano dal Pd. Ma in serata è Maria Elena Boschi a lanciare l’allarme. “In Senato i numeri sulle unioni civili non ci sono, per questo dobbiamo cercare un’intesa con le altre forze politiche in campo”, sottolinea il ministro delle Riforme. Non è detto, però, che la strada dei tanti piccoli cangurini sia quella migliore per trovare un nuovo accordo con l’M5S. Una via la offre Pietro Grasso, che dà l’altolà al super canguro. Il presidente del Senato, dopo aver studiato 1.200 emendamenti, è giunto alla conclusione che si possa scendere a circa 500. “I canguri sono un’arma tollerata davanti all’ostruzionismo esasperato, ma ora siamo di fronte solo a qualche centinaio di voti, se ne può fare a meno”, osserva Grasso. Che fa capire di essere disponibile a dichiarare inammissibili le “trappole” della Lega, così da poter poi procedere alla votazione normale. Insomma, per Grasso la ricreazione è finita ed è giunto il momento di contarsi, su ogni emendamento. Su questo però c’è un piccolo giallo. Monica Cirinnà in un post su Fb scrive che, essendo un ddl normale, i tempi non possono essere contingentati e, se ogni gruppo sfrutta tutti i 10 minuti a disposizione, i tempi restano biblici. Scenario però smentito dalla presidenza del Senato, secondo cui per chiedere il contingentamento dei tempi (2 minuti a gruppo) basta il voto unanime della capigruppo (difficile) o il voto in Aula (più facile). Tutte le manovre d’Aula, però, nulla potranno se continuerà la guerriglia tra le fazioni dem. “Il Pd ha gestito male la faccenda per gli errori commessi dalla maggioranza del partito e per le divisioni presenti nel mondo renziano che il premier si è dimostrato incapace di governare”, attacca il bersaniano Miguel Gotor. Nell’aria ancora pesano le parole della stessa Cirinnà, che ha rivelato di essere stata vittima delle vendette dei renziani delusi, rimasti a bocca asciutta nel rimpasto di governo. Resta il fatto, però, che, se Renzi vorrà portare a casa la riforma, dovrà mantenere un asse con la sua minoranza. Molto dipenderà da quello che dirà domani all’assemblea nazionale. Intervento che preparerà oggi, forse in una riunione con i fedelissimi. “Ci metterà finalmente la faccia?”, si chiede la sinistra interna. E forse anche Monica Cirinnà.

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