Il contratto faraonico di leasing con Etihad era stato
segretato da Palazzo Chigi
Quindici milioni di euro. Tanto costerà nel solo 2016 il
mega aereo di Stato Airbus 340-500 che Matteo Renzi ha ordinato di comperare e
che sta parcheggiato a Fiumicino in attesa di poter un giorno volare. Un
acquisto avvolto nel segreto più che nel mistero, nel senso che tutti sapevano
del lussuoso capriccio del nostro premier, ma nessuno conosceva l'importo. Il
contratto di acquisto, appunto, è stato secretato, come ha rivelato Il Fatto Quotidiano.
Dunque, Palazzo Chigi non ha mai fornito elementi esatti per sviscerare la
spesa né le modalità contrattuali. Ma se il diavolo sta nei dettagli, adesso
probabilmente qualcuno alla Presidenza del Consiglio starà chiedendosi come un
qualche oscuro ragioniere abbia potuto mettere nero su bianco, in un documento
ufficiale, il vero e segretissimo prezzo del gigantesco Airbus chiamato già Air
Force Renzi. A dircelo, con tutta la solennità di un atto ministeriale, è la
“Nota aggiuntiva per la Difesa 2016” trasmessa qualche tempo fa ai presidenti
delle Camere.
“Trasporto aereo”: +622% sul 2015
In una delle ultime pagine del fascicolo che illustra le
spese del dicastero gestito da Roberta Pinotti, sepolto tra altre voci relative
alle cosiddette “funzioni esterne”, dal rifornimento idrico alle isole ai
contributi vari a enti e associazioni, dalle servitù all’assistenza al volo,
c’è anche un “trasporto aereo di Stato”. Di solito sono 2,5-3 milioni di euro
l’anno. Nel 2016 fa un balzo di 15 milioni, a 17,4 milioni, un aumento del 622%
rispetto al 2015 mentre quasi tutte le altre poste hanno il segno negativo.
Nessuna spiegazione viene data nel documento per questa inusuale
moltiplicazione dei fondi. Ma nella serie storica c’è un solo precedente
analogo, nel 2010 quando il trasporto di Stato passa, anche quella volta senza
giustificazioni, dai 6 milioni del 2009 a 36,8. Sapremo più tardi, nel 2014,
che quella trentina di milioni in più era attribuibile all’acquisto di due
elicotteri per il 31° Stormo dell’Aeronautica, lo stesso che opererà il nuovo
mega Airbus renziano.
Anche quel contratto venne allora segretato, e l’importo
relativo al 2010 per l’acquisto fu di 31,3 milioni di euro su un totale di
37,8, come risulta dalla relazione 2012 sulla gestione dei contratti pubblici
segretati della Corte dei conti. Non è stato difficile dedurre che anche i 15
milioni di quest’anno fossero destinati a una spesa straordinaria e segretata.
Una rapida verifica con Palazzo Chigi ci ha confermato la nostra deduzione: “L
' aumento di questa voce di spesa è dovuto al costo del leasing dell'Airbus di
Etihad e da una più ampia esigenza per la manutenzione straordinaria della
flotta. Per episodi simili alla rottura del finestrino dell'aereo che ha
trasportato la delegazione italiana in visita in Argentina”, così ci ha
risposto una fonte ufficiale della Presidenza del Consiglio da noi
interpellata. Quindici milioni sono un investimento spropositato tenendo conto
che si tratta di una acquisizione in leasing. È vero che l’Airbus 340-500 viene
quotato nel listino prezzi ufficiale 2011 (l’ultimo in cui appare, poi esce di
produzione) del costruttore franco-tedesco a 261.8 milioni di dollari, ma è
anche vero che il “nuovo” velivolo renziano ha volato per la prima volta il 31
marzo 2006, dieci anni fa. Per cui probabilmente nei quindici milioni c’è anche
la riconversione del jet dalla versione per 380 passeggeri alla versione
executive con camera da letto, salottino, sala conferenze oltre a apparati
radio cifrati e predisposizioni di sicurezza varie.
Il bilancio e il vetro d’Argentina
I funzionari di governo spiegano un po’ maldestramente che
nei 15 milioni ci sono anche i finestrini rotti. Naturalmente è una audacissima
mossa per alleviare l'impatto mediatico (e chissà se politico) del denaro
versato a Etihad. Il bilancio è stato scritto 8-10 mesi prima della rottura del
finestrino in Argentina. E i finestrini rotti sono all’ordine del giorno su
qualsiasi aereo: il loro costo è già considerato nei normali stanziamenti di
esercizio. Se dai 15 milioni sottraiamo 5-6 milioni di lavori per gli
allestimenti dell’aereo (cifra suggeritaci da un progettista di allestimenti
interni per aerei), restano dai 9 ai 10 milioni che sono probabilmente il vero
costo annuale del leasing. Molto, ma molto di più dei 2-4 milioni circolati
come ipotesi nelle scorse settimane. Con questi numeri in ballo è chiaro che
Renzi cerchi di evitare il più possibile che si sappia quanto costa veramente
il suo inutile passatempo. Che, oltretutto, farà schizzare in alto i costi di
funzionamento della flotta aerea che trasporta ministri e dignitari vari e che
oggi può contare su tre Airbus 319CJ (uno è messo in naftalina dopo il
tentativo andato a vuoto di venderlo), sette bimotori executive Falcon e i due
elicotteri AgustaWestland VH-139A di cui abbiamo parlato prima. Una maxi spesa
fuori dal mondo Nel 2015, per fare un esempio, il 31° Stormo che gestisce
questi velivoli ha fatto un contratto di 6 milioni di euro per l’acquisto di
carburante avio con la ditta Maxcom petroli. Un valore destinato a schizzare in
alto con l’entrata in servizio del 340-500. Si tratta, infatti, di uno degli
aerei con i più alti costi di funzionamento al mondo, tanto che tutte le
compagnie lo stanno ritirando dal servizio, nonostante si tratti di una flotta
relativamente giovane. Secondo la rivista specializzata Business Jet Traveller,
più di 50 sarebbero stati definitivamente messi a terra sui 370 prodotti in
totale. La stessa rivista calcola in 21 mila dollari il costo operativo orario
del quadrimotore, circa quattro volte quello dei bimotori A319 che usa
attualmente l’Aeronautica Militare per il trasporto Vip. Un vero affare.
Toni De Marchi e Carlo Tecce - Il Fatto Quotidiano – 28/2/2016 – pag. 5
QUANTO VALE: Come un terzo del Senato
Non sono pochi 15 milioni di euro all’anno. Basta fare
qualche esempio per capire come potrebbe essere meglio spesa una somma che vanificherà
ogni anno di un terzo i risparmi che Renzi si aspetta grazie alla riforma del Senato
(49 milioni). Gli investimenti nella scuola, poi, offrono diversi spunti. Se destinati
alle borse di studio, che hanno un importo medio di 3.400 euro, quei 15 milioni
permetterebbero di premiare 4.400 studenti. Non male, considerando che,
soprattutto nelle Università del Sud, migliaia di ragazzi, pur rientrando nei
requisiti di merito e reddito, non ottengono gli aiuti per mancanza di fondi.
Alla ricerca, sempre penalizzata nel nostro paese, quei 15 milioni farebbero
comodo: ogni anno potrebbero infatti permettere l’assunzione di oltre 200
studiosi. Rinunciando per soli due anni al ricco contratto per l’aereo, si
coprirebbe il buco di bilancio dell’Expo (32 milioni di euro).
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