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DI BATTISTA - 11.05.2016 OTTOEMEZZO

11.05.2016 - ALFONSO BONAFEDE (M5S) Unioni civili: tutta la verità in faccia al governo

lunedì 22 febbraio 2016

ADDIO STEPCHILD Il premier vuol porre la fiducia con Alfano e Verdini su maxi-emendamento senza adozioni. M5S: “Votiamo tutta la legge” Renzi dimezza le unioni Di Maio: “Sì alla Cirinnà”

Ci sono due alternative secche. La prima è far finta di niente e sperare che il M5s non abbia la sindrome Lucy. La seconda è immaginare un accordo di governo, con un emendamento sul quale dobbiamo essere pronti a mettere la fiducia”. La “svolta” sulle unioni civili secondo Renzi arriva a metà dell’intervento all’assemblea del Pd. Debitamente preparata, seguendo la regola della suspence: una citazione-omaggio per Sel e Verdini “strani amori”; una slide che mostra il Pd nelle vesti di Charlie Brown che corteggia i 5Stelle, modello Lucy, che dicono sempre no; e soprattutto un’ammissione, che passa per un’altra slide, che mostra i numeri del Senato (Pd 112, altri gruppi 208): “Lì non abbiamo i numeri, senza un’alleanza non andiamo avanti”.
E dunque, fine della stepchild adoption, il governo si prepara a fare un maxi-emendamento, che riscrive la legge Cirinnà, senza le adozioni, e a farlo “ingoiare” con fiducia ai laici del Pd. Fiducia che in questo caso, dati i numeri, dovrebbe votare anche Denis Verdini, sancendo definitivamente il suo ingresso in maggioranza (e magari al governo?). Per la verità Luigi Di Maio ci prova a “smontare” la costruzione per cui sarebbe diventata una strada obbligata: “Lancio un appello: sulle unioni noi ci siamo al 100%, il Pd la vuole votare? Oppure vuole fare propaganda sulla pelle dei diritti dei cittadini?”. Basta vedere la reazione nel Pd per capire che il suo appello non è gradito. Ecco Andrea Marcucci, uno dei renziani che tengono il pallottoliere a Palazzo Madama: “Una legge importante come quella sulle unioni civili non può rimanere ostaggio degli opportunismi e delle confusioni del M5s”. Martedì scorso con la decisione dei Cinque stelle di non votare il super canguro il gruppo dem del Senato era andato nel pallone. Renzi la racconta così: “Fino a venti minuti prima del voto, eravamo certi dell’accordo. Poi Zanda ha ricevuto la telefonata sul dietrofront di Grillo...”. Adesso, è l’alibi per coprire le divisioni e i problemi del gruppo Pd. E le esitazioni dello stesso premier per rompere con i cattolici dem e con Ncd. Le spaccature peraltro sono ancora tutte lì. Gianni Cuperlo e Roberto Speranza, i leader della minoranza, sembrano dei pugili suonati. Quest’ultimo aveva chiesto a Renzi di mettere la faccia su questa legge e magari di ipotizzare la fiducia, come fatto con l’Italicum. Alla fine, lui la faccia ce l’ha messa: ma per eliminare le adozioni gay, non per salvarle. Ennesimo boccone amaro da far ingoiare a molta parte del Pd, dopo che i renziani cattolicissimi, sulla legge in generale e sulle adozioni in particolare si sono messi di traverso. Non è un caso che il più reticente di tutti ieri sia il Guardasigilli, Andrea Orlando. In teoria nel gruppo del Senato (che deve votare domani, ndr), i laici hanno la maggioranza. E i Giovani Turchi sono determinanti. “Chiediamo di blindare la legge, non stralciare la stepchild e votarla in Aula”, spiega Francesco Verducci. Ma il premier guarda dall’altra parte. Il ricatto è che salti tutta la legge. Alfano l’ha già sentito venerdì, ma potrebbe anche alzare la posta e chiedere di rivedere tutta la legge al ribasso. Poi ci sono da contare uno per uno i voti. Con quelli decisivi di Ala.

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