Fallisce il pressing per il passo indietro. La Bedori resiste
e mette nei guai i 5Stelle
Quale decisione? Non ho niente da decidere: nessuno mi ha
chiesto di fare un passo indietro, gli attivisti sono dalla mia parte. Non vedo
nessuna delegittimazione”. Quando risponde al telefono, alle 6 del pomeriggio,
Patrizia Bedori non ha la voce per nulla provata dall’incontro con Gianroberto
Casaleggio. A Roma (e pure a Milano) erano convinti che lei, la vincitrice
delle “primarie” Cinque Stelle meneghine, sarebbe uscita dal vertice con il
guru M5s con in tasca il ritiro della candidatura. La graticola di novembre
l’aveva vinta a sorpresa, lasciando al terzo posto il favorito, l’avvocato
Gianluca Corrado: 52 anni, disoccupata (ha lasciato il lavoro per i figli), già
consigliera di zona. Da settimane ai piani alti del Movimento i mugugni si
facevano sentire: forse abbiamo sbagliato, non è adatta, in tv non funziona.
Dicevano che era lei stessa a sentirsi inadeguata, a cercare sempre consigli, a
rimandare gli impegni, a mostrarsi svogliata. Ma ormai pare evidente che la
volevano disegnare così. La Bedori, quella in viva voce, tiene botta perfino a
Dario Fo. Il premio Nobel l’ha massacrata: “La ragazza che è stata scelta mi
preoccupa molto, il problema è vedere se è in grado di gestire qualcosa di così
grande...”. Lei non fa una piega: “Dario Fo ha espresso la sua opinione, ma non
mi conosce, sono anni che mi occupo del territorio. Spero di farlo ricredere.
Anzi, ne sono certa”. Da quando ieri pomeriggio, Patrizia Bedori è uscita dallo
studio della Casaleggio associati, parlamentari e staff grillino sono piombati
nel silenzio.
E suonano piuttosto nefaste le battute con cui, nel pomeriggio,
ci si augurava che “la Patrizia” non fosse “un ’altra Capuozzo” (Rosa, la
sindaca di Quarto che gli M5S hanno parecchio faticato a far dimettere). Già,
Quarto. I guai della cittadina campana sono un incubo nel quartier generale
grillino. Si rimproverano di aver sottovalutato il problema e confessano che, per
un attimo, dopo aver scoperto che un loro ex consigliere, Giovanni De Robbio,
era coinvolto in una indagine per voto di scambio hanno pensato di cambiare una
volta per tutte le regole di selezione dei candidati. Ma l’ipotesi di ridurre i
poteri della base sarebbe un tradimento del principio fondante del M5s. È già
successo a Bologna, dove la candidatura di Max Bugani non è passata dal vaglio
degli attivisti. Così, semmai, ci si prepara a rinforzare il metodo: non più
una sola graticola ma un sistema di selezione a tappe. Come sta accadendo a
Roma: tra i 200 candidati iniziali - tra loro pare ci sia anche un giornalista
de La 7 - ne verranno scelti prima 48 che poi verranno ridotti a 10. La
speranza è che tra quelli salti fuori il jolly che può tentare il colpaccio in
Campidoglio: Roma da un lato è la città su cui i Cinque Stelle puntano di più,
dall’altro quella in cui temono maggiormente “bombe sporche” da parte del Pd.
L’ipotesi che il candidato sindaco esca tra i quattro ex consiglieri comunali è
ancora in campo, e la favorita è Virginia Raggi, ma a tutti loro è stato
chiaramente spiegato che il compito di gestire la Capitale è assai gravoso e
che non è escluso che tra i nomi in lista ci possa essere qualcuno più titolato
di loro (un ingegnere, un professore di economia, sono tra i curriculum più
attenzionati). Di fatto, però, la decisione di fare selezioni più accurate
(verranno passati al setaccio tutti i potenziali conflitti di interesse, si
vorrebbe anche un “filtro” dell’Antimafia) farà slittare a fine febbraio la
scelta del candidato. A Torino, invece, sono già in piena campagna elettorale:
Chiara Appendino, considerata da Casaleggio la migliore in assoluto (le ha
consigliato, però, di non parlare di Tav), punta come minimo al ballottaggio
con Piero Fassino. A Napoli, al contrario, è tutto in alto mare, non ci sono
nemmeno le regole di selezione. Tanto che c’è chi non esclude, alle brutte, di
sostenere il sindaco uscente, Luigi De Magistris.
Luca De Carolis e
Paola Zanca
Ho sentito che a Quarto la Capuozzo si era iscritta poco prima delle elezioni.
RispondiEliminaNon sarebbe logico candidare a Roma gli ex Consiglieri, di provata fiducia?
che senso ha aprire a sconosciuti? l'allargamento della base deve essere graduale sennò si rischiano infiltrazioni.IMHO
Gentilissima/o, innanzitutto grazie per avermi contattato. La/Il candidato Sindaco di un paese viene scelto tra gli attivisti presenti nel comune dove dovranno avvenire le elezioni. Quindi è una decisione interna chi deve concorrere per quella carica.
EliminaPer quanto, invece, riguarda la candidatura a Sindaco del Comune di Roma oltre a prendere in considerazione gli stessi Consiglieri uscenti, i vertici del Movimento hanno deciso di aprire anche ad altre professionalità presenti sul territorio. L'esperienza "Quarto" ha fatto in modo che la candidatura dell'individuo sarà sottoposta a controlli da parte della Direzione Investigativa Antimafia e, per questo, il nome ufficiale del candidato a Sindaco del Comune di Roma del Movimento 5 Stelle, credo, che sarà reso noto verso la metà di febbraio. Cordiali saluti.