Il Maresciallo Gianluca Denise, 44 anni |
Tra le mie preghiere di questo Natale ce n'è sicuramente una
per il maresciallo dell'Aeronautica Gianluca Danise, morto martedì scorso
all'età di 44 anni. Gianluca aveva un tumore causato dall'uranio impoverito con
cui era entrato in contatto durante le sue missioni militari: è la 321esima
vittima tra i nostri servitori dello Stato.
Gianluca aveva partecipato a numerose missioni
internazionali come Kosovo, Iraq e Afghanistan. Faceva parte dei corpi
speciali e il 13 novembre 2003, in occasione dell'attacco alla nostra base, era
a Nassiriya dove ha saputo ricomporre - a 40 gradi all'ombra - i resti dei suoi
colleghi, evitando che le bare fossero riempite di pesi.
A Gianluca e alla sua famiglia lo Stato non ha riconosciuto
praticamente nulla. Io e Gianluca Rizzo abbiamo provato a sbloccare la sua
situazione con alcuni interventi istitu-zionali http://goo.gl/7X1SfQ.
Nell'estate del 2014 anche il Ministro della Difesa Pinotti
in persona ha telefonato a Gianluca, promettendo un intervento, ma si è
rivelato un bluff. Sarebbe bastata una telefonata tra Boeri e Pinotti per
riconoscergli una pensione dignitosa. Ma si è preferito insabbiare tutto, così
da non accendere i riflettori sugli effetti devastanti prodotti dalle armi
delle industrie belliche.
L'uranio impoverito è lo scarto della produzione di energia nucleare. Viene
utilizzato per costruire le bombe perché costa poco ed è pesante: gli ordigni
uccidono e devastano meglio. Se ciò è accaduto ai nostri soldati che hanno
vissuto alcuni mesi a contatto con questo metallo, provate a pensare cosa sta
succedendo ai civili che abitano da dieci o venti anni nei territori colpiti da
quei bombardamenti. Si stima che l'incidenza dei tumori aumenti del 700 per
cento. Ovviamente a noi non dicono nulla: abbiamo un Governo che sostiene le
industrie belliche, certamente non i nostri uomini in divisa.
Gianluca lascia una giovane moglie e una figlia di un anno.
È l'ennesima vittima di un meccanismo assurdo e mortifero.
Bisogna fermarlo: tra uccidere e morire c'è una terza via.
Vivere.
Non ci fermeremo finché ai familiari di Gianluca e dei suoi
colleghi - a cui lo Stato ha riservato questo trattamento - non verrà garantita
un'esistenza dignitosa.
Ciao Gianluca, che la terra ti sia lieve.
Contributo personale all'articolo: L'ebetino fiorentino dovrebbe prima conoscere i valori e i sacrifici a cui va incontro il personale che indossa una uniforme mimetica come quella che lui sfoggia con spavalderia in occasione delle sue "gite" nei Teatri Operativi. Lui, che non ha nemmeno fatto il militare, non merita di indossare una uniforme ne tanto meno di respirare l'aria dei luoghi dove, ogni giorno, Servitori dello Stato rischiano la propria vita con estremo sacrificio e disprezzo del pericolo.
Fabio ANGELETTI
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