Gli ultimi sondaggi vi accreditano quasi al 30%, a soli due
punti dal Pd. Pensa sia uno scenario verosimile? Cosa comporta?
«Che gli italiani cominciano ad accreditarci come forza di
governo nonostante le falsità dell’informazione e la barriera messa in atto dai
partiti in ogni forma possibile».
Di Maio sempre secondo gli stessi dati gode di una fiducia
molto alta. Grillo una volta ha detto che le somiglia: lei si rivede in lui?
«Un po’ sì, ma alla sua età mi occupavo di altro. Facevo il
progettista software all’Olivetti di Ivrea».
In questi giorni è mancata Laura Olivetti, figlia di
Adriano. Lei ha lavorato nella sua impresa per molti anni. Che cosa le ha
lasciato quella esperienza?
«Ho conosciuto personalmente Laura Olivetti e sono molto
dispiaciuto della sua scomparsa. Adriano Olivetti metteva la persona prima
dell’impresa, la sua idea di comunità ricorda un po’ la nostra filosofia. In un
certo senso siamo figli di Adriano».
In primavera si va al voto. Roma, per chiunque vinca,
potrebbe essere un problema da amministrare e un boomerang in vista delle
prossime Politiche. Voi avete paura di vincere?
«Noi vogliamo vincere. Roma è una tappa obbligata prima del
governo. Un banco di prova. Se avessimo paura di governare Roma non potremmo
neppure pensare di voler governare il Paese».
Quali sono le priorità per il rilancio dell’Italia?
«Innovazione, istruzione, eliminazione della corruzione,
diminuzione del livello di tassazione contemporaneamente a una seria lotta
all’evasione, etica».
Avete oltre 230 potenziali candidati a sindaco di Roma: che
profilo auspicherebbe? Se sarà un volto poco noto non teme possa avere dei
problemi a confrontarsi con chi mastica politica da anni?
«Una competizione elettorale non può essere ricondotta a degli spot o a chi “mastica”
politica. Il nostro punto fermo è il programma. Siamo partiti dai municipi
di Roma per raccogliere le candidature che sono state spontanee e che stiamo
vagliando in questi giorni».
Come procederete?
«Abbiamo identificato dieci aree di intervento per la città
di Roma, la cui priorità sarà decisa con una votazione online. Sulle prime tre
interverremo immediatamente dopo le elezioni. Da qui partiremo per un percorso
di partecipazione, che si articolerà sia online sia con incontri in cui
iscritti, comitati di quartiere, associazioni, organizzazioni attive sul
sociale si confronteranno per poter avanzare proposte e priorità. Il candidato
sindaco e la lista comunale saranno infine scelti online dagli iscritti di
Roma».
Non solo Roma ma anche molte altre città importanti: quali
sono le vostre ambizioni? Auspicate una svolta?
«La svolta c’è già stata nel 2013 quando il M5S vinse le
elezioni, poi sappiamo come è andata».
A Bologna c’è stata polemica...
«Una polemica artificiosa. Comunque è un buon segno,
significa che a Bologna ci temono».
Al Nord il Movimento presenta nuovi volti - bocconiani,
pragmatici, vicini alle imprese - sta puntando senza snaturarsi ad attrarre i
moderati indecisi?
«È probabile che si stiano avvicinando al M5S persone con
profili sociali diversi rispetto all’inizio, ma non sono frutto di una scelta
calata dall’alto».
Cosa pensa dell’accordo sulla Consulta?
«Credo che alla fine possa essere considerato un buon
accordo, frutto di un confronto da parte nostra chiaro e trasparente con le
altre forze politiche».
Pensa si possa replicare per altri temi?
«Ogni volta che viene fatta una proposta che riteniamo
corretta per il Paese noi la voteremo. Ogni volta che una proposta parte del
nostro programma verrà presentata in Parlamento noi la voteremo. Bisogna
ricordare però che a causa di una legge elettorale incostituzionale, noi
siamo minoranza».
Lei da sempre sostiene la partecipazione del web. Per la
Consulta, come per la Rai, non siete riusciti a esprimervi. I militanti si sono
divisi: pensate a un correttivo?
«Ci sono situazioni, come la Consulta e la Rai, che
richiedono decisioni continue e veloci, per ora ancora impraticabili con il
web. In ogni caso il gruppo parlamentare ha discusso e approvato le scelte a
maggioranza».
Negli ultimi mesi voi vi siete spesi molto per il reddito di
cittadinanza. La vostra proposta però è arenata: cosa farete adesso?
«Il reddito di cittadinanza è il primo punto del nostro
programma per le elezioni politiche, sono due anni che cerchiamo di farlo
approvare, ma siamo ostacolati in ogni modo. È presente in tutti i Paesi
europei tranne che in Grecia e in Italia, la stessa Ue ne ha chiesto
l’introduzione nel nostro Paese».
Si è discusso molto dei Comuni amministrati dal Movimento. A
Livorno sono stati espulsi tre consiglieri e la maggioranza ora ha numeri
risicati: c’erano altre soluzioni a suo avviso? La giunta Nogarin riuscirà ad
andare avanti?
«La strategia del Pd è dimostrare che i Comuni amministrati
da noi non funzionano perché in questo caso il M5S non sarebbe neppure
affidabile per governare il Paese. Nel caso di Livorno i problemi non ci sono.
Sta di fatto che quando vinciamo ci troviamo quasi sempre i conti dissestati
dalle precedenti amministrazioni e per prima cosa dobbiamo metterli in ordine,
come stiamo facendo ovunque. La situazione di Livorno è legata a una
municipalizzata con un buco di 42 milioni di euro. Chi governava Livorno prima
di noi?».
Dopo l’addio di Grillo dal simbolo, ci saranno altre novità
formali o organizzative nel 2016?
«Non credo, anche se il Movimento cresce molto velocemente e
questo comporterà una maggiore cura organizzativa».
Negli ultimi giorni ci sono state polemiche per il suo libro
«Veni Vidi Web»...
«Il libro riprende alcuni capitoli pubblicati anni fa su
libri che non sono più in commercio, più qualche contributo recente tratto dal
blog».
Lei però parla di ipermercati rasi al suolo, di rieducazione
forzata, di gogna pubblica, di stop alla caccia, di chiusura per parrucchieri e
macellerie, di ministeri della Pace: sono provocazioni?
Emanuele Buzzi, dal Corriere della Sera
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