Silvia Chimienti (M5S) |
Un
servizio radiotelevisivo pubblico indipendente, lontano dalle logiche dello
share, in cui si alimentano la professionalità e i talenti del mondo dei media,
in cui si coltivano i giovani in gamba che lavorano nella cinematografia e nel
documentarismo. E' così che il Movimento 5 Stelle avrebbe voluto finalmente la
Rai.
Invece
oggi, grazie a un disegno di legge governativo, ci ritroviamo con una tv
pubblica interamente nella mani del governo, costruita a immagine e somiglianza
del presidente del consiglio Matteo Renzi. E tutto nel silenzio assordante di
un Paese anestetizzato, che oggi sembra non reagire, ma che qualche anno fa
sarebbe stato pronto a salire sulle barricate se tutto lo avesse fatto un
governo di centrodestra.
Quella
che il Parlamento ha appena approvato è una lottizzazione 2.0, in cui c'è un
Cda nelle mani della maggioranza e un governo che si nomina il
super amministratore delegato, il quale a sua volta nomina tutti i dirigenti
apicali, i direttori di rete, i giornalisti, in spregio a qualsiasi regola
democratica e di indipendenza del servizio pubblico.
Un
indiscutibile balzo nel passato, che ci equipara a paesi come la Moldavia e
l'Ungheria, gli unici in Europa a nominare l'amministratore delegato tramite il
Governo, senza alcun tipo di cuscinetto.
Il
sistema messo in piedi è funzionale a fare della tv pubblica la cassa di
risonanza del governo, affinchè racconti una realtà distorta, in cui i problemi
e i drammi del Paese si nascondono o vengono edulcorati, per lasciar spazio
alla storiella del 'tutto va bene', il 'Pil cresce' e la 'disoccupazione
diminuisce' tanto caro a Renzi.
Eppure
la strada per l'indipendenza della Rai era un sentiero percorribile con la
volontà di tutti. Il M5S aveva presentato una serie di proposte, paletti di
buon senso per introdurre in Rai trasparenza e competenza e per spazzare via i
partiti dalla tv pubblica: non appartenere al Parlamento negli ultimi 5 anni
prima di entrare nel Cda, per esempio, e non far parte di segreterie di partito.
Maggioranza
e governo li hanno bocciati tutti e oggi nel Cda di Viale Mazzini ci ritroviamo
l'ex spin doctor di Renzi, Guelfo Guelfi, e l'attuale assistente del Presidente
della Commissione Istruzione del Senato Rita Bordoni, in quota PD.
Di
cose mal fatte nel testo ce ne sono tante altre: dalla deroga sugli appalti,
per continuare a favorire gli amici degli amici, alla delega in bianco al
governo per il testo unico dei media, così la comunicazione e l'informazione
resteranno la ricca torta che si spartiranno i soliti noti.
Il
governo non è stato in grado nemmeno di applicare un principio semplice e di
buon senso: almeno destinare i soldi del canone, recuperati inserendo la tassa
nella bolletta dell'energia elettrica, nella Rai stessa, reinvestirli per far
crescere e migliorare questa azienda che, purtroppo per tutti noi, continuerà a
spegnersi nelle mani di una classe politica ingorda.
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