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lunedì 12 ottobre 2015

LIVORNO - Imprudenze e bocconi avvelenati

Sindaco smarcato dai poteri mafiosi. Ma può non bastare


Il Sindaco di Livorno
Filippo Nogarin
L’economia che arrivava dal mare ormai è un ricordo. Livorno continua a essere uno dei porti più importanti del Mediterraneo, ma le cooperative nate attorno al governo del porto continuano a dimenarsi tra le crisi, il business delle crociere non basta, e soprattutto, se la politica del Comune è in mano al giovane Filippo Nogarin dei 5 stelle, la città nei punti chiave continua a essere monopolio del Pd: l’Autorità portuale, appunto, parla quella lingua, lo stesso avviene alla Camera di commercio e alla Asl. E soprattutto, la voce della regione porta il verbo di Enrico Rossi, ex sindaco di Pontedera, ex comunista, ex antirenziano oggi diventato renzianissimo. Era nei conti, Nogarin lo sapeva benissimo. Ma questo non basta.
Il Sindaco si è insediato in un malumore monocolore, quello rossiccio del centrosinistra, con la promessa che non avrebbe mai ceduto alla costruzione del nuovo Ospedale nella zona di Montenero, quartiere della città, però il problema della sanità a Livorno rimane. Resta il dilemma di una struttura, quella ospedaliera, costruita ai tempi del fascismo, perfetta all’epoca ma oggi superata (ci sono ancora i padiglioni) e quasi impraticabile: spesso da un reparto a un altro bisogna trasportare il paziente all’aperto. E soprattutto i posti letto, 441, che sono pochi per un presidio che serve una città di 160 mila abitanti, numero sempre al ribasso: negli ultimi dieci anni Livorno - che era la seconda città della Toscana - ha dovuto cedere il posto a Prato, in continua crescita, e non solo per l’immigrazione dei cinesi, ma perché c’è un tessuto industriale che regge alla crisi. Il capitolo ospedale, dunque, non è per niente chiuso. Poi c’è la polemica, nata e cresciuta nelle ultime settimane, quando il sindaco si è trovato abbandonato dai suoi stessi consiglieri che, insieme alle opposizioni, seppur con motivi diversi, gli hanno bocciato il bilancio consolidato sperimentale, che comprende le aziende partecipate. Motivo: mancavano i conti dell’Aamps, l’azienda più importante del Comune e quella più sfasciata, che gestisce la raccolta rifiuti e la pulizia delle strade. Finita al centro di inchieste giudiziarie per le passate gestioni a marchio Pd, ma che il sindaco non ha risanato e si è trovato a gestire due mesi fa, con una ricapitalizzazione da 2 milioni di euro. Come se non bastasse sono aumentate anche le imposte: la Tasi del 40 per cento e la Tari del dieci. Più o meno invariata l’Imu. Ma lontano dal diminuirle, come invece aveva promesso.
Certo, la differenza in alcune questioni Nogarin l’ha fatta. Al contrario del suo predecessore, Alessandro Cosimi, si è sempre mantenuto lontano dal potere occulto che la massoneria esercita sulla città, non ha regalato aree pubbliche a imprenditori, non ha fatto affari con persone come Andrea Bulgarella, l’uomo del miracolo economico livornese, il “poeta del mattone”, come lo definirono a più riprese i Ds, prima, e il Pd, poi. Bulgarella, oggi indagato per mafia, a Livorno grazie al partitone fece una lunga serie di affari, a partire dall’acquisto dell’hotel Palazzo per una cifra di 7 milioni di euro, molto sottovalutata, ma sulla quale la politica di allora fece parecchie pressioni. E soprattutto, ha fatto affari attraverso una srl, la Livorno Touring, sulla quale indaga la procura distrettuale antimafia. L’esame vero Nogarin e la sua giunta lo dovranno superare con il nuovo piano regolatore del porto, anche se il Pd giocherà il tutto e per tutto per non fargli toccare la palla. E ancor di più con il risanamento, che è lo nt an o: dire di aver ereditato una città disastrata non è una giustificazione . Lo sapeva. Ora ha tre anni di tempo per dimostrarlo.

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