Discussione aperta dopo il consiglio dei ministri che ha
licenziato, nell’ambito della legge di Stabilità 2016,
l’inserimento del canone Rai nella bolletta elettrica,
con tanto di rateizzazione bimestrale
e relative sanzioni per
gli evasori. Proprio la lotta all’evasione del canone è la chiave con cui il
governo ha messo in campo questa discussa riforma, che non ha mancato di
sollevare polemiche politiche ma
anche e soprattutto tecniche, vista la
separazione fra imposta e fruizione del servizio. Così, mentre la Camera dei
deputati esamina il disegno di legge di riforma della Rai, è Pierluigi Sabbatini,
dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, a lanciare una proposta
nel merito.
PROGRAMMI CRIPTATI – Sabbatini
è intervenuto nella discussione con un post su Lavoce.info, con una
premessa chiara: “Il governo vuole far pagare il canone tv con la bolletta
dell’elettricità. Ma è una soluzione che separa imposta e fruizione del
servizio. Per risolvere il problema dell’evasione basterebbe invece crittare le
trasmissioni Rai. E si potrebbero così abolire anche i tetti pubblicitari.” Nel
dettaglio si tratterebbe di riconferire “al canone Tv la natura di imposta
associata all’effettiva fruizione del servizio”. Come? Utilizzando la
tecnologia digitale e rendendo il servizio televisivo “escludibile”. Dopo un lungo excursus sulla storia del canone per il
servizio pubblico televisivo, dal regio decreto del 1938 che lo istituiva ai
cambiamenti che hanno riguardato il mezzo televisivo e la sua fruizione nei
decenni, Sabbatini porta la sua proposta, ossia “tornare alla filosofia
dell’originario regio decreto, riconferendo al canone Tv la natura di imposta
associata all’effettiva fruizione del servizio. Peraltro, l’evoluzione
tecnologica rende questa soluzione ben più facilmente perseguibile. La Rai
trasmette con tecnologia digitale e pertanto il servizio televisivo è ora
‘escludibile’. La soluzione al problema dell’evasione del canone televisivo è
dunque a portata di mano: crittare le trasmissioni Rai e fornire la card Rai a
coloro che pagano il canone. Questa soluzione obbligherà chi vuole fruire del
servizio a pagarlo e, nel contempo, consentirà a chi non se ne vuole servire di
evitarne il pagamento”.
TETTI PUBBLICITARI –“Coerente con questa proposta – prosegue il post di
Sabbatini – è l’eliminazione dei tetti pubblicitari per l’emittente pubblico,
giacché non sarebbe più opportuno imporre uno specifico modello di
finanziamento. Tutto ciò porterebbe alla fine del servizio pubblico? Non
necessariamente. La Rai non è assoggettata agli stessi criteri di
profittabilità di un’impresa privata e dispone ancora di asset importanti che
non sono nella disponibilità delle altre emittenti. E comunque stona parlare di
servizio pubblico quando si propone un criterio di pagamento del canone che
rende palese l’irrilevanza della sua fruizione”.
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